L’ultimo contratto di George Armitage – USA – 1997

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
L’ultimo contratto di George Armitage – USA – 1997
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Martin Blank (John Cusack) trentenne killer di professione vorrebbe cambiare vita ma il suo ultimo omicidio su commissione non è andato per il verso giusto e, per farsi perdonare dall’organizzazione che l’aveva assoldato, è costretto a compiere un ultimo lavoretto a Grosse Pointe, la sua città natale. Al suo arrivo è in corso la festa del decennale della scuola e Martin decide di incontrare Debi, la sua ex fidanzata (Minnie Driver) ed i suoi vecchi amici. Intanto sulle sue piste ci sono Grocer (Dan Akroid) un professionista del crimine che vuole a tutti costi mettersi in società con lui ed un altro paio di killer. Quando Martin scopre che il bersaglio da eliminare è il padre di Debi, scomodo testimone di un delitto, sgomina la banda rivale e lo mette in salvo.  

Black comedy dal ritmo poco travolgente che mette  in scena Martin, un killer dalla faccia d’angelo e dal cuore d’oro. Nelle prime battute del film il regista lo mostra mentre è in trattamento con il dottor Oatman (Alan Arkin) il suo analista che, nel corso della seduta prova a fargli comprendere che la loro relazione terapeutica è irrimediabilmente compromessa dal tipo di lavoro che lui svolge “Non sono il tuo medico. Io ho un rapporto emotivo con te. Ho paura di te e questo mi rende emotivamente condizionato e non sarebbe deontologico farti una terapia in questa situazione. Martin, tu non mi hai detto che mestiere facevi per quattro sedute. Me lo hai detto dopo ed io ho detto non voglio prenderti in cura e tu continui a tornare tutte le settimane, stesso giorno e stessa ora. E questa è una difficoltà per me. Ed oltre a questo se hai commesso un delitto o sei stai pensando di commettere un delitto ho l’obbligo di denunciarti.” Martin intuisce che il dottore vuole abbandonarlo e, con una battuta salace gli lascia intendere che conosce il suo indirizzo  di casa. Lo psicoanalista, ancora più allarmato non può che replicargli: “Ecco, hai visto? Ti sembra una cosa carina da dire? Non lo hai detto per mettermi a mio agio; è un’intimidazione, neanche troppo sottile. Mi prende una crisi di panico quando mi parli di cose del genere, cerca di capire! Io rimango qui a rimurginarci sopra e a pensare che devo essere brillante ed interessante, altrimenti tu mi fai saltare le cervella. Mi tieni in ostaggio e questo non è giusto.” Martin non demorde e gli ribadisce che vuole farsi curare da lui ed aggiunge che ha letto tutti i suoi libri. Lo psicoanalista chiude i giochi con un fulminante: “Me li sono fatti scrivere.”  Da quel momento in poi la figura dello psicoanalista scompare dalla scena e la vicenda è inondata da troppi colpi di scena. Da segnalare la scena di Martin che non appena torna in città fa un salto in manicomio dalla madre svitata e, successivamente, va sulla tomba del padre, morto per alcol, e gli svuota, in suo onore, una bottiglia di whisky. Da ricordare il flano del film: “Anche un killer ha diritto ad una seconda possibilità”.

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