“Magari resto” di Parrucicni, girato a Marina di Camerota

10 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore
“Magari resto” di Parrucicni, girato a Marina di Camerota
Senatore giornalista
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Il Cilento è ormai un set cinematografico ideale. Dopo il successo di “Benvenuti al Sud” di Luca Miniero nel 2010, lo scettro, soprattutto nell’ultimo anno, da Santa Maria di Castellabate è passato  a Marina di Camerota che, dopo “Il ladro di giorni” di Guido Lombardi e il recentissimo “La vacanz”a” di Enrico Iannaccone,  ha fatto da cornice a “Magari resto” di Mario Parruccini, commedia romantica, interpretata, tra gli altri, dai napoletani Rosaria De Cicco ed Emiliano De Martino. La storia ruota intorno a Francesca (Caterina Misasi) che decide di sposare Lorenzo, suo storico fidanzato, a Marina di Camerota, paesino d’origine, ma è assalita da mille dubbi. Ad aiutarla nei preparativi delle nozze Francesca, Greta e Ludovica, le inseparabili amiche, la madre Rosa (Rosaria De Cicco) e la zia (Veronica Maya). A spingerla a fare chiarezza in se stessa saranno Don Fabio (Enrico Lo Verso) e Roberto (Emiliano De Martino), un giovane pescatore locale. In questo film corale, declinato sopratutto al femminile, i dubbi della protagonista non si tramutano mai in drammi o in derive esistenziali ma, fedele ai canoni stilistici della commedia, il regista li affronta con leggerezza e un sorriso sulle labbra. Ma al di là dei tormenti che aflfiggono gli altri personaggi (una giornalista in crisi per un articolo che non piace al direttore e teme il licenziamento, uno sceneggiatore che non ha ancora scritto un rigo, un pescatore che vorrebbe cambiare mestiere, un ansioso sindaco (Pietro De Silva) che cerca di trovare qualche idea per favorire il turismo cittadino…), a ben vedere i veri protagonisti sono le spiagge e il mare cristallino della cittadina cilentana. Il titolo, inoltre, è un chiaro riferimento al dover riscoprire l’amore per la propria terra e non a rincorrere il sogno, spesso caduco, di cercare fortuna altrove. “La scelta di una regia al servizio della storia, spiega Parruccini, ha guidato l’intero impianto registico. I movimenti di macchina sono stati usati per sottolineare, potenziare e raccontare quello che più mi premeva,: il senso del racconto.” Nelle sale da oggi.

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno – 10.9.2020

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