Manetti BroS divisi sui film sotto le stelle

Senatore giornalista

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Dopo Song e Napule sono stati travolti dai premi con il loro Ammore e malavita. Antonio e Marco Manetti, più noti come i Manetti Bros, raccontano il loro rapporto e i ricordi sui film sotto le stelle..

Antonio: La prima immagine è quella dei film che, in estate, a Roma iniziavano con il cinema al chiuso e nel secondo tempo con il tetto che s’apriva. Ricordo bene “l’Estate romana”, ideata da Renato Nicolini, definitio al tempo, “l’assessore dell’effimero” e grazie a lui poi, negli anni successivi, ci fu un fiorire di iniziative all’aperto, non solo di cinema, ma anche di teatro.

Marco: A me, invece, non piace vedere i film all’aperto. C’è sempre quella luce che non è giusta, le sedie scomode, il sonoro non è mai perfetto. Sarà che la mia tesi di laurea era su “Cinema e psicoanalisi”, ma per me, al cinema all’aperto si perde quella dimensione onirica, tipica della sala buia che ci permette di regredire e di sognare. Per me, infatti, il cinema, nato nello stesso anno della psicoanalisi, è la forma d’arte che assomiglia di più al sogno.

Antonio: No, non sono d’accordo perché il cinema è anche un appuntamento sociale, un rito collettivo. Il cinema all’aperto esalta, infatti, alla massima potenza la possibilità di vedere il film assieme a tanti spettatori. Ricordo l’emozione che provai quando in Piazza Maggiore a Bologna vidi Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. La piazza era gremita e, nel sentirmi in contatto con tutti gli altri spettatori, per l’emozione, mi venne quasi un mancamento.

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno 18-7-2018