Ignazio Senatore intervista Mario Monicelli

14 Gennaio 2016 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista  Mario Monicelli
Ignazio Senatore Intervista...
0

Perché negarlo? Intervistare un mostro sacro del cinema italiano ti scatena sempre un tumulto di emozioni ed è forse preferibile  rompere gli indugi e sparare a bruciapelo la prima domanda che ti viene in mente.

“Io e Steno lavoravamo insieme. Ma quando decidemmo di separarci andammo alla ricerca di un produttore e nessuno volle finanziare i nostri film. Allora decidemmo di fingere di lavorare ancora insieme. In realtà, Steno diresse da solo “Totò a colori” che fu il primo film a colori italiano mentre “Le infedeli” nel 1952 lo girai da solo.

Mario Monicelli inizia a rievocare così la sua lunga carriera cinematografica. Sessantadue film all’attivo, un paio di Orsi d’argento e di Leoni d’oro, una valanga di David di Donatello ed un paio di nomination all’Oscar. Monicelli, con il tono di chi ha saggezza da vendere, centellina i suoi ricordi, spruzzandoli di quel disincanto tipico dei toscani.

“Totò era una maschera ed è paragonabile solo ai grandi come Chaplin, Keaton ed i fratelli Marx. Ma noi che l’abbiamo diretto gli affidavamo delle parti troppo “umane” e lui finiva così per perdere inevitabilmente, quella comicità surreale ed astratta che era riuscito a sprigionare al massimo quando faceva la rivista e l’avanspettacolo. Dopo “Totò cerca casa” del 49 l’ho diretto in“Guardie e ladri”, in “Totò ed i re di Roma” ed in“Totò e Carolina”. La critica non l’ha mai compreso ma noi eravamo così ripagati dal pubblico che ce ne infischiavamo. E quando girai “I soliti ignoti” lo volli al fianco di Gassman, Mastroianni.“La ragazza con la pistola” e “La grande guerra” ebbero anche loro una nomination agli Oscar ma non fecero colpo come “I soliti ignoti”. “L’armata Brancaleone” non fu compreso appieno oltreoceano per il problema della lingua.”

Anche se ripete più volte che non ha aneddoti da raccontare, il grande Maestro ha sempre una traccia da cui partire. Di ogni film ricorda l’atmosfera sul set, i motivi del successo (Il marchese del grillo”) e dell’insuccesso (“I compagni”) ed i motivi che lo spinsero a girare un determinato film:

“Casanova 70 nacque da un’idea di Tonino Guerra. De “Il male oscuro” mi piaceva molto lo stile ironico di Berto e come aveva mostrato il rapporto tra il paziente e quello con il suo analista. Ma il titolo fece scappare tutti gli spettatori. “Il medico e lo stregone” lo girai perché mi colpiva molto il fenomeno dei “guaritori” che imperversava nell’Italia rurale.”

Nel suo girovagare tra i ricordi non poteva mancare un suo commento sul cinema italiano:

“Sono stato assistente di tutti i registi italiani del cinema degli Anni Trenta. Il cinema poi cambiò con il neorealismo. Sono cambiati gli attori e ci fu per una ventina d’anni almeno un periodo d’oscuramento. E poi per molti anni il pubblico non ha più amato il cinema italiano. Adesso c’è un’aria nuova e solo da alcuni anni il pubblico si è riavvicinato ed è tornato nelle sale. Merito dei tanti registi come Giordana, Soldini, Calopresti.”

 

Per l’intervista completa si rimanda al volume “Psycho cult” di Ignazio Senatore (Centro Scientifico Editore-2006)

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi