Men, women & children di Jason Reitman – 2014

9 Maggio 2016 | Di Ignazio Senatore
Men, women & children di Jason Reitman – 2014
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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In una cittadina americana s’intrecciano le complesse vicende di tre gruppi familiari; i coniugi Truby con il figlio Chris, Donna Clint e la figlia Hannah, Kent Mooney ed il figlio Tim, Patricia Beltmeyer e la figlia Brandy. Incapaci di guardarsi negli occhi, di relazionarsi a viso aperto e di aprire il proprio cuore, i protagonisti si rifugiano nel web e nei social network e si scambiano nel corso dell’amara e lacerante vicenda, solo dei vuoti e criptati sms. I film sono come le impronte digitali. Possono cambiare le storie, le ambientazioni, gli attori, le attrici, ma ogni regista finisce, irrimediabilmente, per essere sempre fedele a se stesso. Il tema dello scompagimento familiare, infatti, è una delle marche di riconoscimento delle pellicole di Jason Reitman, figlio d’arte (il padre Ivan ha diretto, tra gli altri, Ghostbuster-Acchiappafantasmi, I gemelli, Junior) e regista assolutamente originale e personale.

Lontano mille miglia dalle atmosfere caustiche e provocatorie di Thank you for your smoking,  ironiche ed irriverenti di Juno, poetiche e melanconiche di Tra le nuvole, asciutte ma romantiche di Young adult e di Un giorno come tanti, Men, Women & Children può essere considerato, senza ombra di smentite, il film più cupo, impietoso e disperato sulle relazioni familiari diretto dal regista di origini cecoslovacche. Come il titolo del film evoca asetticamente Reitman ci mostra uomini (Don Truby (Adam Sandler), Kent (Dean Norris), donne (Helen Truby (Rosemarie DeWitt); Donna Clint (Judy Greer); Patricia Beltmeyer) ed adolescenti, infelici ed allo sbando, soli e senza amici, che cercano, disperatamente, di rimanere a galla, chiudendosi in loro stessi e prediligendo ai rapporti umani quelli virtuali del Web. Con questo film corale Reitman non demonizza la Rete, non le punta il dito contro e ci ricorda che chi ne fa un uso eccessivo o distorto, è perché, incapaci di guardarsi dentro, soffocato da nevrosi, complessi e frustrazioni. Disertate le scene notturne, il regista gira quasi esclusivamente in interni, scelta che amplifica ulteriormente l’aspetto claustrofilico della vicenda. In questo film intimamente “malato Reitman non concede allo spettatore alcuna via di fuga e non allenta neanche per un attimo quel clima pessimista e sfiduciato che aleggia in tutta la vicenda. In una delle scene simbolo, con una carrellata dall’alto, ci mostra una moltitudine di persone che affollano un centro commerciale; isolate e distanti l’una dall’altra, invece di scambiarsi uno sguardo, una battuta o guardare le vetrine dei negozi, fissi sullo schermo dei loro telefonini, sono intenti autisticamente, ad inviare degli sms. Seppure il sesso sembra essere l’ossessione dei protagonisti, il regista americano depura la visione da qualsiasi tentazione voyeuristica e, pudicamente, non mostra nemmeno un centimetro di nudità.  Incapaci di allestire relazioni affettive significative, i personaggi della vicenda scaricano le proprie angosce e frustrazioni ricorrendo ad un sesso (raccontato e non mostrato) mai intimo e giocoso ma mercificato, occasionale, virtuale o autoerotico. Pregevole per le regia calibrata e senza sbavature, per la messa a fuoco dei personaggi e per la sensibilità e l’attenzione ai dialoghi, Men, Women & Children non è esente però da nei e da imperfezioni. Da un punto di vista stilistico il regista, infatti, compie una suggestiva scelta di campo e, lascia che sullo schermo vengano visualizzati gli sms e le mail che i protagonisti si scambiano nel corso del film. Questa sua scelta da un lato “distrae” (anche visivamente) lo spettatore; dall’altro lo lega e lo sorprende, imprigionandolo in una ragnatela che, pur ammaliandolo, finisce però (quasi) per soffocarlo. Gli effetti deleteri di un uso massiccio della Rete, lo sfilacciamento della famiglia, la crisi della coppia, la precoce sessualità degli adolescenti, sembrano, inoltre, tematiche che da troppo tempo inondano il grande schermo. Nonostante queste piccole ombre, Men, Women & Children ha un innegabile pregio; non offre giustificazioni, non suggerisce soluzioni e sopratutto non cerca la complicità dello spettatore. Reitman “coraggiosamente” si mette da parte, e spettatore attento ma silenzioso, si “limita” a fotografare e a documentare la deriva affettiva ed emotiva della società contemporanea. Nel finale il regista lascia però inaspettatamente (?) che una sincera tenerezza (mai sdolcinata) prenda il sopravvento sulle miserie umane dei protagonisti. Nelle ultime battute, infatti, i cuori di Kent e della dolce e tenera Brandy torneranno a pulsare ed a prendersi cura di Tim, adolescente fragile e vulnerabile. Non si grida all’happy end (tutt’altro) ma, grazie a questa strizzata di sentimenti, si abbandona la sala con un pizzico di desolazione in meno e (forse) con la “strana” idea che alienazione, solitudine ed incomunicabilità possano essere spazzate via solo mettendo in gioco (sul serio) le proprie emozioni. Tratto dal romanzo di Chad Kultgen. Emma Thompson, voce narrante.

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