Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti – Italia – 2007

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Latina, 1962. Il dodicenne Antonio Benassi, detto Accio (Vittorio Emanuele Propizio) entra in seminario spinto dal bisogno di voler aiutare “gli ultimi”.

La sua vocazione vacilla e decide allora di ritornare a casa dal padre (Massimo Popolizio) e dalla madre (Angela Finocchiaro). Accio è uno studente modello ma è una piccola peste e poiché i suoi genitori non vogliono che circoli per casa, inizia a seguire Mario Nastri (Luca Zingaretti) un venditore di tovaglie e biancheria, militante del MSI, che lo tratta con un figlio e, con enfasi, gli racconta i fasti del Ventennio e le gesta del Duce.

Rapito dal fascino di quelle storie, Accio si iscrive alla federazione giovanile del MSI ed entra in rotta di collisione con Manrico (Riccardo Scamarcio), il fratello maggiore, operaio e sindacalista di sinistra e con Violetta (Alba Rorwacher) la sorella che studia musica e che frequenta la sezione del PCI.

Manrico, carismatico ed affascinante, spopola tra le ragazze e cattura il cuore di Francesca (Diane Fleri), una studentessa dolce e piena di vita, di cui Accio è segretamente innamorato. Accio è sempre più preso dalla politica, diventa un picchiatore fascista e finisce per cedere alle lusinghe della moglie di Mario (Anna Bonaiuto).

Manrico attira sempre più consensi politici intorno a sé ed allora i fascisti, capitanati da Mario, per rappresaglia, decidono di incendiargli l’auto; Accio interviene in difesa del fratello, litiga con i camerati e decide di passare dall’altro lato della barricata.

Dopo aver lanciato una molotov contro la sezione del MSI é braccato da Mario che, durante la colluttazione, muore d’infarto. Per evitare rogne con la giustizia, Accio si rifugia al Nord da alcuni compagni di Manrico che, intanto, dopo essere diventato padre di Amedeo, un bambino, avuto con Francesca, è diventato terrorista ed è entrato in clandestinità.

Un giorno Manrico telefona ad Accio e gli chiede di portargli dei soldi che ha nascosto nell’armadio di casa. Giunto a destinazione Accio telefona a Francesca ed, ignaro della scelta politica del fratello, le svela il luogo dell’appuntamento. Manrico ed Accio hanno appena il tempo di scambiarsi due chiacchiere quando nel bar irrompe la polizia che uccide Manrico mentre tenta la fuga. Francesca è arrestata per complicità ed Accio torna a Latina con il piccolo Amedeo. Un finale venato con un pizzico di ottimismo chiude la vicenda.

Coadiuvato in sede di sceneggiatura da Rulli e Petraglia, Luchetti  traspone liberamente il volume Il fascio-comunista di Antonio Pennacchi e contrappone Manrico, compagno affascinante e carismatico all’esplosivo, temerario ed intemperante Accio, un fascista cresciuto con il mito di Mussolini.

Con intelligenza Luchetti sceglie di non impaginare un film squisitamente politico, si tiene alla larga da analisi storiche ed ideologiche sugli anni Sessanta e sulle stagioni del terrorismo e preferisce puntare sulle dinamiche familiari interne alla famiglia Benassi.

Come recita il titolo del film, che prende spunto dall’omonima canzone di Rino Gaetano, sin da piccolo, Accio sente che la madre, il padre e la sorella non hanno occhi che per Manrico.

Deciso a proclamare la propria indipendenza ed autonomia, Accio sceglie, non a caso, di militare nel partito opposto a quello dal fratello e della sorella e finirà per scontrarsi duramente con loro. Dopo essere stato preso a  buffi e ceffoni da tutta la famiglia, Accio trova in Mario la figura normativa ed affettiva nella quale identificarsi.

Luchetti sceglie il tono scanzonato della commedia, impagina una pellicola che non cala mai d una tacca ed ha il pregio di non dipingere Accio negativamente come un picchiatore fascista rozzo e violento ma, come un’anima generosa ma inquieta, che divora libri ed ama tradurre il latino.

Scamarcio e Germano praticamente perfetti, fanno a gara a superarsi. Zingaretti, Bonaiuto e Finocchiaro si confermano attori duttili e convincenti ma su tutti, spicca, l’irresistibile Vittorio Emanuele Propizio. Splendida colonna sonora, con brani di Betty Curtis, Little Tony, Nada.

Per l’intervista completa a Daniele Luchetti, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Daniele Luchetti racconta il suo cinema” – 2014 -Falsopiano Editore.

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