Non mandarmi fiori di Norman Jewison – 1964

8 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore
Non mandarmi fiori di Norman Jewison – 1964
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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George Kimball (Rock Hudson) come tutti i pazienti ipocondriaci è ossessionato dall’idea di essere affetto da qualche male incurabile. Nonostante le sue piccole ossessioni, la moglie Judy (Doris Day) lo adora e i due formano una coppia perfetta. Cliente fisso del dottor Morrissey (Edward Andrews), George si reca periodicamente al suo studio per vigilare sul proprio stato di salute. In una delle sue solite visite ascolta per caso il dottore che accenna vagamente per telefono a un suo collega di un paziente che ha solo due settimane di vita. Naturalmente George crede di essere l’ammalato cui i due medici facevano riferimento e torna a casa distrutto, deciso a pianificare i pochi giorni che gli restano da vivere. Dopo aver comprato il loculo al cimitero, registra su nastro un lacrimevole messaggio d’addio alla moglie e poi con l’aiuto di Arnold (Tony Randall), un suo caro amico, si mette alla ricerca di colui che potrebbe diventare il futuro marito della moglie. Insospettita per il suo insolito comportamento, Judy crede che lui la tradisca. La solita girandola di equivoci culminerà con il classico lieto fine.

Tratta da un testo teatrale di Barasch e Moore, la pellicola ruota intorno alle simpatiche gesta della coppia Hudson-Day, alla loro terza volta insieme. La descrizione del disturbo ipocondriaco di George è da manuale: legge ogni mattina i necrologi sul giornale per il piacere di non imbattersi nel proprio nome e ogni qual volta gli si accenna a una qualsiasi malattia è sommerso da una marea di sintomi. Sarà lui stesso che, negando di essere un malato immaginario, si rivolgerà a Judy e le dirà: “Io non sono un ipocondriaco. Un giorno o l’altro, quando finirò in un fondo di ospedale, sul mio letto di dolore, cambierai idea”. Il film si apre con una scritta indicativa nei titoli di testa: “L’abitudine a ricorrere alle medicine è forse la maggiore caratteristica che distingue gli uomini dagli animali” (sir William Osler), cui segue una gustosissimo “incubo” di George che sogna di essere affetto da diversi mali, ma è rassicurato da una vocina che gli indica quali medicine assumere in caso fosse affetto da emicrania, sinusite e gastralgia. In realtà il film, dopo l’inizio schioppettante incentrato sui presunti malanni di George, cambia registro e si articola intorno alla sua affannosa ricerca del futuro marito per la moglie.

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