PASSIONE D’AMORE di Ettore Scola – 1981

31 Dicembre 2016 | Di Ignazio Senatore
PASSIONE D’AMORE di Ettore Scola – 1981
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Giorgio (Bernard Giraudeau), giovane ufficiale piemontese di cavalleria, è l’amante di Clara (Laura Antonelli), una donna bella ed affascinante. Trasferito due mesi dopo in un piccolo villaggio è ospitato a cena, con gli altri ufficiali, in casa del colonnello (Massimo Girotti), comandante della guarnigione. Mentre i militari discorrono amenamente di imprese belliche e di avventure galanti, si sentono provenire, di tanto in tanto, dal piano superiore dell’appartamento delle urla e dei lamenti strazianti di Fosca (Valeria D’Obici), la cugina del comandante, una donna malaticcia, dal volto imbiancato e spiritato, in preda a delle continue crisi isteriche. Fosca s’innamora a prima vista di Giorgio ed, insistentemente, gli chiede di starle vicino. Giorgio, animo sensibile e mite, prova pena per lei ma, non riuscendo a sottrarsi alla sua morsa, chiede consigli al maggiore medico (Jean Luis Trintignant) che, temendo che le condizioni cliniche di Fosca possano peggiorare, gli suggerisce di assecondare i desideri della donna che sembra, di giorno in giorno, star meglio in salute. In più occasioni Giorgio le ribadisce di non amarla ma lei, mai doma, continua a struggersi per lui. Il colonnello, credendo che Giorgio si stia prendendo gioco della nipote, lo sfida a duello e muore sotto i suoi colpi. Per il dolore, Fosca muore dopo tre giorni e Giorgio impazzisce.

Scola traspone sullo schermo il romanzo breve Fosca di Iginio Ugo Tarchetti e l’immerge in un paesaggio dalle foschie autunnali che sembra far da perfetto sfondo ai tormentati affanni dei protagonisti. Con maestria Scola ammanta il personaggio di Fosca di un sinistro mistero ed il suo ingresso in campo è costruito con affilata precisione. Il regista filma con sagacia le crisi isteriche della protagonista senza mai ridicolizzarle; prima di essere preda delle convulsioni, sgrana gli occhi, spalanca le mascelle, cade di un colpo a terra, si dimena sul pavimento ed emette, infine, delle grida che sembrano disumane. Il regista contrappone alla bruttezza estetica di Fosca la sua bellezza interiore e la descrive come una donna che divora i classici della letteratura e che trova finalmente in Giorgio un compagno che possa condividere la sua stessa passione. Assetata d’amore, sin dalle prime battute, intuisce la fragilità e la passività di Giorgio e, facendo leva sui suoi sensi di colpa, gli tesse intorno una rete che finirà per imprigionarlo. In maniera un po’ scolastica il regista contrappone alla dirompente bellezza di Laura Antonelli. Il finale è da antologia. Come il genere impone il ritmo è lento ma l’ultima scena che mostra Giorgio, ormai incanutito e con lo sguardo perso nel vuoto, che racconta la sua triste storia a degli avventori occasionali che lo deridono, è da antologia

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