Pubblifollia di Tony Bill – 1990

21 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore
Pubblifollia di Tony Bill – 1990
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Emory Leeson (Dudley Moore) è un creativo pubblicitario in crisi perché non vuole più mentire a se stesso e ai consumatori. Drucker (J.T. Walsh), il suo capo, gli dà ventiquattro ore di tempo per consegnare il materiale per le prossime campagne pubblicitarie. Fedele alle sue convinzioni, Emory il giorno dopo gli mostra alcuni slogan senza fronzoli che, in maniera diretta, arrivano al cuore del problema. Per la pubblicità di un farmaco antiobesità ad esempio al fianco di una foto di un’enorme cicciona, ha scritto: “Smettila di fingere! Se sei davvero così, allora sei grasso, anzi direi che fai veramente schifo! Ammettilo e cerca di fare qualcosa per rimediare. Chiama il numero verde di Vitaflex e se chiami oggi stesso avrai in regalo una pianta grassa…”. Drucker è infuriato, lo crede matto e il suo socio Steve (Paul Reiser) lo convince a ricoverarsi in una clinica psichiatrica. Emory non è molto entusiasta dell’idea, ma non ha altre chance. In quella gabbia di matti c’è una paziente che crede di essere William Holden, i ricoverati giocano a pallavolo senza palla e uno di essi pronuncia solo la parola “Hello!”. Nella lussuosa clinica la vita trascorre monotonamente e tutti i pazienti sono costretti a frequentare noiosissime lezioni di arte-terapia. Ma tra loro c’è anche la dolcissima Kathy (Daryl Hannan) con cui Emory lega immediatamente. Per un banale errore la campagna pubblicitaria proposta da Emory, e cestinata da Drucker, invade la stampa e la cartellonistica delle città e riscuote in un lampo uno strepitoso quanto inaspettato successo. Drucker corre subito ai ripari, ma Emory non vuole più muoversi dalla clinica, anche perché sa che tutti i ricoverati sono disponibili ad aiutarlo nei suoi progetti futuri. La casa di cura si trasforma in una gigantesca fucina creativa e le campagne pubblicitarie, che i pazienti concordano in gruppo, riscuotono enormi consensi. Drucker, intervistato in TV, si prende tutti i meriti dell’operazione e come premio dona ai pazienti una misera penna. Il giocattolo si rompe e Drucker cerca di andare avanti da solo, ma le sue campagne pubblicitarie fanno fiasco. Grazie all’aiuto del fratello di Kathy, Emory fa un blitz e porta via con sé tutti i matti, che continueranno a occuparsi insieme a lui di pubblicità.

Film di una banalità sconcertante che vorrebbe far riflettere sui guasti della pubblicità ingannevole e occulta ai danni dei consumatori, ma che naufraga immediatamente dopo le prime scene. L’idea che Emory possa servirsi dei matti per poter confezionare una pubblicità sincera, insolita e originale è patetica e gli slogan che sfornano fanno veramente pena. Sullo sfondo il direttore della clinica, uno psichiatra insensibile e corrotto ed una giovane dottoressa dal cuore d’oro.

 

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