RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A RITROVARE L’AMICO MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO IN AFRICA? di Ettore Scola – 1968

31 Dicembre 2016 | Di Ignazio Senatore
RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A RITROVARE L’AMICO MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO IN AFRICA? di Ettore Scola – 1968
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Marisa (Giuliana Lojodice) non ha più notizie da alcuni anni del marito Titino Sabatini (Nino Manfredi), partito per l’Africa. Fausto Di Salvio, (Alberto  Sordi), editore di successo, decide allora di andare a cercare il cognato in Angola, in compagnia del ragioniere Ubaldo Palmarini (Bernard Blier), fedele collaboratore. Seguendo delle flebili tracce i due scoprono che Titino è un mercenario senza scrupoli che, dopo essersi spacciato per missionario, è sparito nel nulla. Dopo aver conosciuto una donna, amante di Titino, apprendono che sarebbe morto. Nel rientrare in Italia s’imbattono in Pedro, un portoghese, imbroglione e tutto fare, che li convince che Titino è ancora vivo. Riprese  le ricerche, dopo varie peripezie, Fausto e Ubaldo giungono in un villaggio sperduto dove scoprono che Titino si spaccia per uno stregone, dotato di poteri di preveggenza. Un finale spumeggiante chiude la vicenda.

Scola fa centro con questa commedia, impaginata come un piccolo giallo, e punta tutto sulla straordinaria vis comica di Sordi, spalleggiato da un magnifico Blier. Con pochi tocchi il regista descrive Di Salvo come il perfetto simbolo di una certa italianità, gretta  e meschina, profondamente razzista che, con un banale pretesto (scovare il cognato misteriosamente scomparso) si concede un viaggio nell’Africa nera. Nel corso della perigliosa avventura snocciolerà al silenzioso e sottomesso Palmarini, considerazioni e commenti conditi da luoghi comuni e spia di una cultura, reazionaria e conservatrice, appresa dalla tv e dai media omologati e serializzati.

Con un taglio (volutamente) documentaristico, Scola riprende un rinoceronte che prende a cornate la jeep dove viaggiano i due malcapitati protagonisti, ironizza sull’ossessione degli italiani di voler portare a tutti i costi, in patria un trofeo di caccia e lascia che il deserto e gli splendidi paesaggi africani facciano da cornice all’intera vicenda. Le battute non mancano e Titino nei panni del romantico e cialtrone stregone lascia il segno

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