Tris di donne e di abiti nuziali di Vincenzo Terracciano – Italia – 2009

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

 Franco Campanella (Sergio Castellitto) impiegato delle poste in pensione, schiavo del vizio del gioco, accumula debiti su debiti. Sua figlia Luisa (Raffaella Rea) giovane insegnante precaria, si deve sposare il mese seguente e Franco, fingendo di aver chiesto un prestito da una finanziaria, spera in un colpo di fortuna al gioco per poter onorare gli impegni e riscattarsi agli occhi della moglie Josephine (Martina Gedek) e di suo figlio Giovanni (Paolo Briguglia), un modesto cameriere che lavora in un piccolo ristorante. Incallito giocatore, Franco dissipa in una serata, in un’anonima sala corsa, la sua pensione, puntando, invano su cavalli vincenti e piazzati. Dopo una serie di colpi di scena, un finale agro-dolce chiude la vicenda. Terracciano, regista napoletano, dopo aver fatto centro con il gustoso “Ribelli per caso”, ambienta la vicenda in una Napoli oscura e notturna, si avvale di un’ottima fotografia, di una mai eccedente colonna sonora di Nicola  Piovani e di una straordinaria prova attoriale di Sergio Castellitto ma, ciononostante, il suo film risulta incerto, discontinuo e ricco di sbavature.

La figura del disperato protagonista, che saltella da un tavolo di poker alle sale dei cavalli, dalla roulette al lotto, appare troppo caricata fino ad assumere i contorni del povero diavolo che, per amore della figlia, precipita sempre più nella spirale del gioco, elemosinando soldi a degli strozzini, ed intrattenendo una svogliata relazione con Mariellina (Iaia Forte) una donna procace, follemente innamorata di lui che gli fa da garante al tavolo da gioco frequentato da malavitosi senza scrupolo.   

Nonostante i buchi della sceneggiatura alcune sequenza sono da incorniciare. Su tutte il gustoso scambio tra lo sfortunato protagonista, che ha già perso ai cavalli metà della sua pensione, e Luigino (Giovanni Esposito) un uomo che, per interesse, suggerisce ai frequentatori della sala corse i cavalli su cui puntare. Ingenuo e disperato, Franco gli chiede qualche dritta per risalire la china e si sente rispondere:  “Tu non tiene a ‘capa per questo gioco, troppo complicato, non è arte tua. Avete la frenesia di giocare tutte le corse, come se i cavalli stessero aspettando a voi per regalarvi i soldi. I cavalli non regalano niente a nessuno. Ci vuole ponderazione, scelta oculata, consiglio tecnico, e poi si punta…” Franco non fa autocritica, non accetta il consiglio “dell’esperto” ma, assalito dalla febbre del gioco, insiste fino a che Luigino gli suggerisce il nome di un cavallo “vincente”; Franco, punta l’altra metà della pensione e si ritrova in mano con un pugno di mosche. Non meno dolente, infine, lo scambio tra Giovanni, giocatore di poker acerbo ma di talento che, si rivolge al padre e  con rabbia e disprezzo, gli dice: “Tu sei un irresponsabile, sei un egoista, tu non pensi prima di fare le cose. gli dice il figlio Ma a chi vuoi imbrogliare con le bugie, con le continue stronzate che racconti? Hai detto mai la verità, a te stesso, agli altri una volta almeno nella vita l’hai mai detto la verità?” Un film, nel complesso onesto, che aiuta a far luce sull’oscuro e desolante mondo dei giocatori d’azzardo, costretti ad indebitarsi fino al collo, perché incapaci di resistere all’impulso di sfidare la dea bendata.

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