Un affare di gusto di Bernard Rapp – Francia – 2001

19 Marzo 2024 | Di Ignazio Senatore
Un affare di gusto di Bernard Rapp – Francia – 2001
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Frédéric Delamont (Bernard Giraudeau), raffinato miliardario, ama la buona cucina.

Il suo sensibile palato tollera solo certi gradi di cottura e, assume, quindi, in qualità d’assaggiatore, Nicolas Rivière (Jean-Pierre Lorit), un giovane e brillante cameriere, infallibile conoscitore di cibi e bevande. 

Nicolas è affascinato da Frédéric e, con il passare del tempo, comprende che non deve solo gustare i cibi, ma identificarsi totalmente in lui.

Attratto da questo viaggio verso l’ignoto, Nicolas, divenuto nel frattempo suo consigliere e segretario, aderisce a tutte le sue richieste: muta i propri gusti culinari, il modo di vestire e accetta di digiunare per dieci giorni e andare in ritiro, per un mese, in pieno deserto.

Abbandonata Beatrix, la dolce e tenera fidanzata e gli amici, ormai ricolmo di regali di lusso, si trasferisce, infine, nella villa di Frédéric.

E quando il processo di rispecchiamento sembra ormai completato, Frédéric, sciando sulla neve, cade e si frattura la caviglia. Nicolas gli presta soccorso e, per dargli prova di essere diventato come lui, si frattura volontariamente il piede.

Nicolas ha un crollo psicologico e, ricoverato in una clinica per malattie mentali, cerca faticosamente di raccattare i pezzi della propria mente.

Quando Frédéric gli telefona lui accorre immediatamente dal suo “pigmalione”. E dopo un melanconico e drammatico faccia a faccia…

In questo film-simbolo sull’impossibilità di uscire indenni dagli inestricabili reticoli amorosi, sulle complesse sinestesie seduttive, che corrodono l’anima ed il corpo, Rapp tesse una trama ricca di fascino e mistero e, astutamente, non svela quali misteriose motivazioni spingono Frédéric ad assumere questo particolare assaggiatore, a depurarlo dai vizi (gli impone di non fumare) e a plagiarlo a propria immagine e somiglianza.

Rapp impagina una pellicola da gustare sia con il palato (la raffinatezza delle portate, infarcite di leccornie di ogni genere, non ha forse eguali nella storia del cinema) che con gli occhi (non a caso il regista indugia di gran lunga sugli sguardi tra Nicolas e Delamont).

Il cibo è solo un pretesto narrativo e, sin dalle prime battute, s’intuisce che questa pellicola, è l’ennesima variante della lotta servo/padrone.

Il regista lascia sottotraccia l’amore omofilo che lega i due protagonisti, anche se per tutta la durata del film non c’è nessun accenno alla loro ipotetica passione e i due protagonisti non si sfiorano mai neanche con un dito.

L’indimenticabile Jean-Pierre Léaud interpreta la parte del giudice che conduce l’inchiesta. Tratto dal romanzo Affaires de goût di Philippe Balland.

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