Un corpo da reato (One night at mccool’s) di Harald Zwart – USA – 2001 – Durata 93’

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Un corpo da reato (One night at mccool’s)  di Harald Zwart – USA – 2001 – Durata 93’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jewel (Liv Tyler) è uno schianto di ragazza e tutti gli uomini che la incrociano, divenuti miti ed arrendevoli, non possono che esaudire i suoi desideri.

Carl (Paul Reiser) avvocato di grido, dopo averla conosciuta, deve ricorrere alle cura di una psicoanalista.

Il detective Dehling (John Goodman) vedovo e supercattolico, dopo rimasto incantato dalla sua prorompente bellezza confida i propri turbamenti erotici al fratello reverendo.

Randy (Matt Dillon) un barman anche lui preso al laccio dall’avvenente Jewel, dopo aver perso per lei casa, soldi ed onore, assolda un killer di professione per eliminarla.

Ma anche il pittoresco sicario Burmeister (Michael Douglas) assoldato da Randy, dopo averla conosciuta finisce per perdere la testa per lei. Un finale schioppettante chiude i giochi.

Commedia  che fa il verso ad i noir degli Anni Quaranta con Jewel che veste i panni della classica dark lady che getta lo scompiglio in una piccola cittadina americana e che spezza il cuore di tutti gli uomini che incontra.

La vicenda è godibile ma dopo qualche trovata divertente il film finisce per impantanarsi nella fase centrale per ravvivarsi con un finale pirotecnico che strizza l’occhio ai gangester-movie di un tempo.

Nel film compare fugacemente una psicoanalista. (Reba McEntire) che ha in cura Carl e che nel corso delle sedute non si scompone, si limita per lo più ad ascoltarlo in silenzio e di tanto in tanto abbozza dei sorrisi di compiacenza.

Nella prima seduta il vulcanico Carl, dopo qualche convenevole di rito, le chiede: “Lei vuole sapere della mia mamma, della mia infanzia, insomma stronzate del genere? Tanto per chiarire le cose sono diventato avvocato del secondo studio legale dello Stato, quindi me la passo bene. Sono qui perchè ho una storia con una donna. La mia mamma, lei non c’entra.”

Nelle seduta successiva sempre più su di giri, le dice: “Chi va in psicoterapia sono le persone che non hanno la situazione sotto controllo. Io ce l’ho la mia vita sotto controllo e questo per me non è un problema.”

La dottoressa lo osserva e senza fiatare prosegue, impassibile, la terapia. Da segnalare come in televisione compaia ossessivamente un sedicente psicologo che invita i telespettatori a chiamare per qualsiasi emergenza, un numero di telefono, che compare in sovra-impressione  nel sottopancia dello schermo.

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