Un dramma borghese di Florestano Vancini – Italia – 1979 – Durata 104’ – V.M 18

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Un dramma borghese di Florestano Vancini – Italia – 1979 – Durata 104’ – V.M 18
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo la morte delle moglie Carla, una pianista spagnola morta probabilmente suicida, Guido (Franco Nero) decide di riallacciare i rapporti con Maria Luisa (Laura Dern), la figlia quindicenne, e trascorre con lei un periodo di vacanza all’Hotel Victoria di Lugano. Maria Luisa è irrequieta ed inquieta; non solo trascorre lungo tempo allo specchio ad osservare il proprio corpo nudo ma s’aggira mezza spogliata per la stanza d’albergo. Guido prova, invano, a strigliarla e ad imporle delle più adeguate regole di comportamento ma lei continua imperterrita a metterlo a disagio con domande sul sesso e chiedendogli di esprimere dei giudizi estetici sul suo corpo. Sopraggiunge in albergo Thérèse (Dalila Di Lazzaro), una donna elegante ed affascinante che diviene l’amante di Guido. Maria Luisa è gelosa e Guido, per evitare ulteriori complicazioni, tronca la relazione. Per un banale malinteso Maria Luisa crede che il papà l’abbia abbandonata in albergo e tenta il suicidio; corroso dai sensi di colpa, Guido muore, sparandosi un colpo di pistola.

Melodramma decadente che mette al centro della narrazione il dramma edipico di una ragazzina che non riesce avere occhi che per il padre. Sin dalle prime battute Vancini mostra Guido come un uomo smarrito che, non sapendo come decifrare gli insoliti ed imbarazzanti comportamenti della figlia, laconicamente commenta: “Un compito molto difficile mi sono imposto; farle da padre dopo tanti anni di lontananza e distacco perché è fatta così questa figlia, uno strano miscuglio di impudicizia e di innocenza, di provocazione assurda, incosciente, di grande ostinazione e di totale disponibilità.”  Nel corso della vicenda prova più volte a dirle: “Non puoi sostituirti alle altre donne. Ti voglio bene come una figlia. Che c’entri tu con le altre donne.” e successivamente, esasperato, per i suoi provocatori atteggiamenti, le urla: “Sono stanco, mi dimetto da padre. Ci vedremo ogni dodici mesi, a Natale”. Il fantasma dell’incesto aleggia per tutto il film ma il regista si tiene alla larga da atmosfere pruriginose e morbose e prova, stancamente, a descrivere il travaglio ed i turbamenti di un’adolescente che ha vissuto priva di punti di riferimenti affettivi e che, in maniera confusa, cerca disperatamente di nutrirsi dell’amore del padre. Sullo sfondo il dramma della madre di Maria Luisa, morta a trent’anni, in un incidente automobilistico quando la figlia aveva sei anni. Tratto da uno dei sei romanzi (postumi) di Guido Morselli, morto suicida.

 

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