Una storia sbagliata di Gianluca Maria Tavarelli – Italia – 2015

20 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore

Seconda guerra del Golfo. Roberto (Francesco Scianna) torna a combattere in Iraq. Stefania (Isabella Ragonese), sua moglie, un’infermiera pediatrica di Gela, dopo qualche tempo, parte volontaria per l’Iraq con un equipe medica che opera i bambini affetti da labio-palatoschisi, malformazione dovuta ai gas tossici che infestano quel territorio. Stefania, pur consapevole che è vietato uscire dalla base militare, sfidando gli enormi pericoli legati al conflitto in corso, in cambio di denaro, chiede a Khaleed (Mehdi Dehbi), un giovane e scaltro iracheno, di aiutarla nella sua misteriosa ricerca a Nassiriya.

Il cinema è fatto di storie, come quella di un nano che s’innamora di un bel ragazzo timido ed introverso (L’imbalsamatore), del figlio di un camorrista che, dopo essere scomparso per anni, ritorna a casa e uccide la madre ed i suoi parenti (Luna rossa), di un anonimo sarto che s’innamora, non ricambiato, della sua cinica e calcolatrice dirimpettaia (L’insolito caso di Mr Hire). Queste sono solo alcune delle migliaia di storie “sbagliate” che appassionano, da sempre, gli spettatori al cinema.

“Sbagliare”, dall’etimo greco “balios”, vuol dire, infatti, “abbagliare, che attrae attenzione, che oscura  la vista”. E non sono forse “sbagliate” tutte quelle storie che, pescando nella vita reale, narrano di avvenimenti tragici che, finiscono, inevitabilmente, per stravolgere la vita delle persone? Di queste storie “sbagliate” parla (e non solo) il film di Gianluca Maria Tavarelli, che, dopo l’intenso e commovente Non prendere impegni stasera (2006), abbandonate le fiction televisive, ritorna a dirigere un film per il grande schermo.

Sin dal titolo del film (che s’ispira all’omonimo brano di Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola) comprendiamo che non ci troveremo di fronte ad una storia prevedibile e scontata, ma che saremo trascinati, inevitabilmente, in una vicenda dolorosa dove non c’è spazio per lacrime o compassione. Tavarelli, (che si è avvalso in sede di sceneggiatura della collaborazione di Angelo Carbone e Leonardo Fasoli), non delude le attese ed avvolge di mistero le peregrinazioni di Stefania che, “errando” per Nassiriya. città devastata dalla guerra e dagli attentati, compie “irrazionalmente” la  scelta “sbagliata”; quella di voler conoscere a tutti i costi una verità che le è stata negata. 

Il regista torinese mescola passato e presente e, scegliendo un montaggio parallelo che permette al film di procedere per salti temporali, dissemina, qua e là e là degli indizi che, ben presto, lasciano intendere l’amara verità; Roberto, dopo aver sposato Stefania, sognato di voler comprare casa con lei e mettere al mondo un figlio, vittima di quell’invasivo malessere che si impossessa dell’anima di chi è stato in guerra e lo depersonalizza, fino a renderlo apatico ed emotivamente distaccato, invece di restare al fianco di Stefania, è voluto ripartire per l’Iraq. Una scelta “sbagliata” che indurrà Stefania, con la complicità di Khaleed, a ripercorrere quei luoghi dove Roberto ha lasciato le proprie impronte. Come un animale ferito e colmo di rabbia, Stefania s’aggira per la città, seguendo delle deboli tracce, incollando ad una ad una le tessere di un puzzle che dovrebbero aiutarla a diradare le zone d’ombra che affollano la sua mente e le impediscono di trovare pace. 

Il viaggio di Stefania è però, soprattutto, un viaggio dentro se stessa ed, abbandonate certezze e pregiudizi, scoprirà una realtà ben diversa da quella che immaginava. Alla vista di una popolazione allo sbando, messa in ginocchio da una guerra voluta dai potenti del mondo, stremata dalla fame e costretta a vivere con la paura costante degli attentati, comprenderà che non è l’unica ad essere in guerra con il mondo, ma che tanti altri, come lei, lottano, disperatamente, per rimanere attaccati alla vita e dare un senso alla propria esistenza. Nel finale (edulcorato?) la sua rabbia farà posto alla condivisione del dolore con una vedova irachena, vittima anche lei, degli orrori della guerra ed accomunata al suo stesso destino. In questo percorso di formazione Stefania, acquisirà, forse, ancora un’altra certezza; che Nassiriya non è poi così distante dalla sua Gela, dove i bambini si ammalano, come quelli iracheni, per i danni causati dal petrolchimico.

Un film “sbagliato” questo di Tavarelli, perché contrario alle becere logiche di mercato, e che, coraggiosamente, ci mostra come anche vivendo a chilometri di distanza dalle atrocità del mondo, è possibile riconoscersi nel dolore di quei popoli, siano essi iracheni o palestinesi, invasi, massacrati ed umiliati da chi, senza alcun diritto, occupa la loro terra. Isabella Ragonese, come sempre, spontanea e convincente, Mehdi Dehbi è una piacevole sorpresa, Francesco Scianna deludente, fin troppo statico e legnoso. Nel cast Nello Mascia e Pietro De Silva.

Recensione pubblicata su Segno Cinema N.193 – maggio – giugno 2015

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