Un’idea per un delitto di William Conrad – 1965

12 Giugno 2015 | Di Ignazio Senatore
Un’idea per un delitto di William Conrad – 1965
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Lourie (Anne Francis) imbottita di sonniferi ha bloccato l’auto su un binario della ferrovia. Un treno sta sopraggiungendo, ma Jim Grayam (Jeffrey Hunter) riesce all’ultimo momento a salvarla. Quando scopre che la donna è la moglie di Cort Benson (Dana Andrews), il suo principale, la riaccompagna a casa. Lourie non ama il marito, un tipo autoritario e possessivo, e inizia a flirtare con Jim. Benson intuisce che tra i due c’è del tenero e insinua nei suoi dipendenti l’idea che Grayam sia pazzo, al punto da costringerlo a consultare una psichiatra, la dottoressa Elisabeth Larsadt (Viveca Landfords). Benson è sempre più alle loro costole e i due decidono di eliminarlo. Complice Lourie, Jim inizia a frequentare le aule di tribunali e a documentarsi sui testi di psichiatria forense. Compiuto il delitto, Jim, invece di fingersi pazzo, si dichiara colpevole, ma mette in atto dei comportamenti che inducono i periti a considerarlo completamente folle. Condannato per infermità mentale viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ma dopo un breve periodo di degenza confessa il suo diabolico piano alla dottoressa Larsadt, certo di poter contare sul suo appoggio. Invece nessuno gli crederà e trascorrerà i suoi giorni in manicomio.

Film mozzafiato, giocato tutto sulla folle scommessa del protagonista che, dopo aver ammazzato Benson, crede di poter convincere gli psichiatri che lo perizieranno a rinchiuderlo in un ospedale psichiatrico perché pazzo e a dimetterlo, successivamente, perché sano di mente. Lourie è perfetta nei panni della dark lady che seduce Jim, lo costringe a commettere l’omicidio e, quando è in galera, gli confessa di aver trovato un altro che le scalda il cuore. L’epilogo tragico è da cineteca: Jim svela il suo piano alla dottoressa Larsadt di fronte a uno specchio one-way, dietro al quale ci sono sia il dottor Ames sia il dottor Mills, due psichiatri che lo hanno precedentemente periziato. Il regista sa rendere viva la tensione, come lo dimostra questo scambio serrato tra i due complici.

Jim: Me la caverò bene perché dichiarandomi colpevole, mi riterranno scemo.

Lourie: Vuoi dire “non colpevole”?

Jim: No! Qui ci sono centinaia di casi. Tutti i giudizi, tutti i processi famosi. è come una tattica militare. Tutto deve essere studiato ed è per questo che ci vuole tempo.

Lourie: Ma perché dichiararsi colpevole?

Jim: Ma è evidente! Chiamare a discolpa l’infermità mentale è la cosa più stupida che potrei fare, perché nove volte su dieci i giudici e la giuria, se uno ha tanto buon senso da non dichiararsi non colpevole dei reati ascrittigli, è sano quanto basta per essere spedito alla camera a gas. Il trucco sta nel dichiararsi colpevole, ma con degli atteggiamenti e delle espressioni che inducano a credere che uno non si rende conto del crimine e delle sue conseguenze”.

Basato su una storia non pubblicata di Lawrence B. Marcus e sceneggiato da Mann Rubin è uno dei più intensi thriller mai girati di tutta la storia del cinema. Insieme a Il corridoio della paura e a La fossa dei serpenti è il film più scioccante e disumanizzante girato all’interno di un ospedale psichiatrico. Da non perdere dello stesso regista: Nodo scorsoio, Il boia è di scena e Il codice della pistola, tre thriller di ottima fattura.

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