Vivere nel terrore di Andrei Fleming – 1987

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

0

Harris (Richard Lynch), capo della setta mistica Unity Fields, dopo aver benedetto i suoi adepti, dà fuoco alla casa. L’unica superstite del suicidio di massa è Cynthia (Jennifer Rubin), una ragazza che si risveglia da un coma dopo circa tredici anni. La ragazza non ricorda nulla dell’incendio ed è ricoverata in una clinica per la cura della malattia mentali. Alex Karmen (Bruce Abbott), un giovane psichiatra, le propone una terapia di gruppo. Nel corso del trattamento Cynthia prende contatto con alcuni episodi del passato ma, invasa da fenomeni allucinatori, è spinta a visualizzare il volto del guru che la invita a seguirlo nell’aldilà. La clinica è funestata da strani fenomeni e, a uno a uno, i partecipanti del gruppo terapeutico muoiono in circostanze misteriose. Cynthia è spaventata ed è certa che quelle morti siano un messaggio che il guru le sta inviando per spingerla ancor più al suicidio. Ma un mistero ancora più inquietante si cela dietro quei tragici eventi e verrà svelato in un convulso finale.

Thriller di scarsa fattura, che inanella una serie di irritanti sedute di terapia di gruppo. Alex è uno psicoterapeuta né rigoroso né ortodosso e propone ai pazienti di scaricare l’aggressività azzannando il lembo di un cuscino ed esplicitando poi le emozioni che hanno provato nel corso dell’esercizio. Non mancano un paio di scene forti e Ralph (Dean Cameron), un giovane ricoverato, prima si trafigge una mano con un coltello e poi si suicida infilzandosi, come nulla fosse, due lame nell’addome. Non sapendo come chiudere la storia Fleming s’inventa un inverosimile finale: i suicidi sospetti dei pazienti erano legati all’assunzione prolungata di farmaci con proprietà allucinatorie prescritti dal farneticante dottor Berrisford (Harris Yulin).