Will hunting- Genio ribelle (Good will hunting) di Gus Van Sant -– USA – 1997 – Durata 123’

30 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore

Al Massachuttes Institute of Tecnology di Boston insegna il professore Gerald Lambeau (Stellan Skarsgard) un grande matematico che ama proporre agli allievi problemi algebrici difficili e complicati. Una mattina scopre che il compito è stato eseguito ma ignora il nome dell’abile risolutore che altri non è che Will Hunting (Matt Damon) un ventenne che lavora in un’impresa di pulizie dell’università. Ragazzo, violento e ribelle, Will dissipa il proprio talento in risse con gli amici e mettendo in atto comportamenti antisociali. Dopo un’ennesima zuffa con i coetanei è condannato dal giudice a scontare una pena detentiva ma Lambeau intercede in suo favore e si impegna affinché frequenti le lezioni e vada in cura da uno strizzacervelli. Will non ha nessuna voglia di farsi analizzare e gli basta poco per far scappare a gambe levate Henry Lipkin (George Plimpton) uno psicologo di mezz’età dai modi affettati, un modesto ipnotizzatore ed un altro paio di  psichiatri. Esasperato, Lambeau lo affida allora alle cure del dottor Sean Maguire (Robin Williams) vecchio compagno di università. Nel corso del primo incontro Will stuzzica lo psichiatra ma in quelli successivi abbassa le difese e prova a fidarsi di lui. Will frequenta i corsi del professor Lambeau ed incontra Skylar (Minnie Driver) una studentessa di Harvard, con la quale inizia a flirtare. Intanto fioccano le offerte di lavoro ma Will le lascia cadere ad una ad una e prima di decidere il proprio futuro  raggiunge Skylar in California con l’auto che gli amici gli hanno regalato per i suoi ventuno anni.

Pellicola deliziosa diretta con grande senso della misura da un regista estremamente sensibile ed attento alle sfumature emotive. Sean è descritto come un terapeuta anticonvenzionale che conquista ben presto la stima del giovane genio ribelle, proponendosi più come un padre che non come un vero e proprio professionista e tecnico della mente. Tutto il film ruota intorno al primo incontro tra Will e Sean. Il ragazzo è nello studio dello psichiatra e nota un dipinto appeso alla parete raffigurante un uomo che rema in un mare in tempesta. Will intuisce che il quadro fotografa lo stato di smarrimento del dottore e, commentandolo, fa centra con le sue acute osservazioni, lasciandosi poi andare ad un commento non troppo lusinghiero su Nancy la moglie dello psichiatra. Sean, che non ha ancora elaborato la morte della consorte avvenuta a seguito di una malattia tumorale, reagisce di scatto e lo intima di non toccare più quell’argomento. Nell’incontro successivo lo psichiatra l’invita a seguirlo in un parco e, dopo essersi seduto al suo fianco su una panchina, gli parla con tono affettuoso e Will intuisce che è una persona leale, dotata di grande umanità, gioca a carte scoperte e finisce, inevitabilmente, per fidarsi di lui ed aprigli il proprio cuore.  A fare da contro-altare ad alcuni aspetti melanconici della vicenda, le scene davvero esilaranti che mostrano Will che finge di cadere in trance nello studio dell’ipnoterapeuta, e quella tenera e gustosa dell’ultimo saluto tra i due protagonisti. Will abbraccia affettuosamente il suo terapeuta ma poi gli dice: “Questo viola il rapporto analista- paziente?”. La risposta di Sean è fulminante: “No, se non mi tocchi il culo”. Due Oscar nel 1997 per la migliore sceneggiatura  e per Robin Williams come miglior attore non protagonista.

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