Blackout (The blackout) di Abel Ferrara – USA – 1997 – Durata 95’

2 Gennaio 2021 | Di Ignazio Senatore
Blackout (The blackout) di Abel Ferrara –  USA – 1997 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Matty Matthew Modine) giovane attore di successo non disdegna di partecipare a dei festini a base di coca e di sesso con l’amico Mickey (Dennis Hopper) un video-artista di spot televisivi. Un giorno Annie (Béatrice Dalle) la sua donna gli confessa di aver abortito e gli scarica addosso la responsabilità di quella scelta dolorosa. Matty nega tutto, Annie lo pianta e lui, lacerato dai sensi di colpa, tra alcol e droga, si riduce uno straccio. Diciotto mesi dopo è a New York completamente rigenerato; non s’attacca più alla bottiglia, non fa più uso di sostanze stupefacenti, è in cura da uno strizzacervelli,  frequenta gli A.A e vive in una modesta abitazione con Susan (Claudia Schiffer) una ragazza acqua e sapone e senza grilli per la testa. Ogni notte Matty ha degli incubi e rivede la stessa scena; è in piedi e sta strangolando Annie. Susan via per tre giorni e lui prende l’aereo e ritorna a Miami per andare alla ricerca della donna dei suoi incubi. Nell’attesa si scola qualche bottiglia di troppo e quando Annie ricompare all’orizzonte, gli da il benservito. Matty si aggira sempre più come un fantasma per gli studi di Mickey e rivedendo un vecchio nastro scopre una sconcertante verità.

Film sui blackout e sui cortocircuiti della mente, sulle ossessioni che non concedono un attimo di tregua e passeggiano giorno e notte negli scantinati della nostra immaginazione.

“Non sono più in grado di distinguere la vita e la recita. E’ tutto una gran confusione.” confessa, nel corso del film, l’allucinato protagonista che s’aggira sulla scena come un animale in gabbia, corroso dai propri sensi di colpa. Per amplificare maggiormente la sua ossessione, Ferrara, con un sapiente uso di flashback, di sovra-impressioni e di dissolvenze incrociate, ripropone ripetutamente la scena incriminata e, solo sul finale, ci svela che Matty aveva incontrato una donna che si chiamava anch’essa Annie (Sara Lassez) e, credendola la sua amata Annie, annebbiato da un mix  di alcol e di droghe, l’aveva strangolata. Il regista dona alla vicenda un ritmo elettrico e sincopato l’immerge in una luce blu, dalle tonalità molto calde, e mescola e sovrappone gli incubi alla realtà. Ferrara lascia sullo sfondo le sedute a cui si sottopone il protagonista e sceglie di riprendere Matty in primo piano, lasciando che dello psichiatra/psicoterapeuta si ascolti solo la voce fuori campo. Doppio omaggio  di Ferrara ad Hitchcock con dei frammenti tratti da La donna che visse due volte e da Gli uccelli.

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