Doppia identità (Impulse) di Sondra Locke– USA – 1989 – Durata 105’

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Doppia identità (Impulse)  di Sondra Locke– USA – 1989 – Durata 105’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Lottie Mason (Therese Russell) agente speciale della buoncostume di Los Angeles si finge prostituta per incastrare clienti e spacciatori Animo inquieto, alla sua psicoanalista, la dottoressa Gardner (Lynne Thigpen) confessa che questo nuovo incarico la eccita e che più volte ha immaginato di lasciarsi andare nel vortice della perdizione. C’è da incastrare un grande ricettatore di droga e Stan Harris (Jeff Fahe) vice-procuratore distrettuale ed il tenente Joe Morgan (George Dzundza) propongono a Lottie di fare da esca. Una sera lei s’infila in un bar ed accetta le avance di Anthony Peron (Shawn Elliot) uno sconosciuto che si offre di pagarla per delle prestazioni sessuali ma quando sale a casa dell’uomo lei va in tilt. Mentre è in bagno Peron, unico testimone in un processo contro un potente spacciatore, è ammazzato da un misterioso killer. Lottie scopre che Peron aveva nascosto un milione di dollari in una cassetta di sicurezza della stazione e s’impossessa del gruzzoletto. Riuscirà Harrsi, con il quale ha intrecciato un’infuocata relazione sentimentale a convincerla a restituire il denaro alla polizia?

Locke s’affida ad un’ambientazione prevalentemente notturna ed, invece, di dirigere un poliziesco nervoso e febbricitante  impagina una pellicola statica e priva d’intensità. Nelle prime battute del film Lottie si rivolge alla  psicoanalista e le dice:“Certe volte lavorare alla buoncostume, gli sconosciuti, il modo con cui ti guardano, sentire di avere tutto quel potere su di loro, farmi pagare, è una cosa che mi eccita e mi chiedo come sarebbe farlo davvero, lasciarsi andare. E’ normale se l’uomo, nelle mie fantasie non fosse schifoso, brutto e non mi chiedesse di fare cose degradanti e peggiori sono e più io mi eccito.” Le malsane fantasie delle protagonista restano sullo sfondo (“Dentro ogni uomo c’è un pervertito che aspetta solo di venire fuori”) e come recita il titolo originale del film, la stessa Lottie riesce, nel corso del film, a tenere a bada i propri impulsi autodistruttivi. Dopo l’avvio interessante la vicenda perde colpi e si trascina stancamente fino all’inaspettato finale.

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