Gattaca – La porta dell’universo di Andrew Niccol – USA – 1997

5 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
Gattaca – La porta dell’universo di Andrew Niccol – USA – 1997
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Nel futuristico mondo di Gattaca una razza d’esseri perfetti (i Validi) è al potere e seleziona e programma il corredo genetico dei nascituri, depurandolo da ogni imperfezione e malattia. Vincent Anton Freeman (Ethan Hawke) è alto, biondo e con gli occhi azzurri, ma essendo stato concepito dai suoi genitori con amore è (come tutti i non-Validi) considerato un cittadino di serie B e destinato a lavori più umili. Ma Vincent Anton, sin da bambino, sogna di diventare un astronauta e di volare su Titano, il quattordicesimo satellite di Saturno. E quando (dopo l’ennesima sfida a nuoto) salva il fratello Vincent (Valido e perfetto) dall’annegamento, comprende che è possibile sfidare il destino. Il suo spirito ribelle lo spinge a rivolgersi al “mercato nero” e ad assumere l’identità di Eugene Jerome Monroe (Jude Law) un Valido, (ex campione di nuoto) finito su una sedia a rotelle, a seguito di uno “strano” incidente. Eugene, divenuto suo complice, gli fornisce tutto il “materiale organico” sufficiente per superare i rigidi controlli elettronici d’identità a cui deve sottoporsi ogni giorno, prima di accedere al Gattaca Corp. Nel Centro d’Addestramento Spaziale Vincent/Eugene incontra Irene (Uma Thurman) e se ne innamora. E quando sta per coronare il suo sogno e tutto sembra pronto per il lancio, il comandante della missione è assassinato. Sul luogo del delitto la polizia trova una ciglia non-Valida….

Fanta-thriller sul “genoismo” (la sofisticata discriminazione razziale del futuro?) e sulla sottile linea che divide il progresso scientifico dall’orrore totalitario e dalla selezione della razza. Psico-thriller dispotico (intenso, commovente e melanconico) sul triste destino di chi è nato “imperfetto” ed è condannato, per tutta la vita, a ridurre il gap che lo divide da quelli più fortunati e più forti di lui. Pellicola sul dramma di chi non può (con nessuna operazione di lifting o di chirurgia estetica) rimodellare un corpo che è ammalato “dentro”, fin nelle più intime fibre. Film sul doppio (“Non hai capito; quando loro ti guardano, guardano me” dirà Eugene a Vincent) che il regista amplifica attribuendo lo stesso nome (Vincent) ai due fratelli Validi e Non validi. Ambientato in atmosfere ovattate e dai colori pastelli soffre di una narrazione un po’ troppo fredda, cerebrale e levigata. Il regista non sceglie la facile strada del futuro robotizzato, dei corpi protesizzati da impianti neuro-tecnologici e confeziona una trama dove il corpo “disabile” ed “imperfetto” di Vincent/Eugene (nome profetico e non scelto a caso) diventa il vero protagonista della pellicola. “Il mio cuore doveva fermarsi diecimila battiti fa”, confessa Vincent alla bella e misteriosa Irene. Il nome del film deriva dalle iniziali delle quattro sostanze fondamentali che compongono il Dna (guanina, adenina, timida e citossina). Cameo dello scrittore Gore Vidal e di Ernest Borgnine. Primo film del regista, sceneggiatore del più famoso “The Truman show”

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