Improvvisamente l’estate scorsa (Suddendly, last summer) di Joseph L. Mankiewicz – USA – 1959 – Durata 112’ – B/N – V. M 16

23 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Improvvisamente l’estate scorsa (Suddendly, last summer) di Joseph L. Mankiewicz – USA – 1959 – Durata 112’ – B/N – V. M 16
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Sebastian Venable (Julian Ugarte), figlio della ricchissima Violet (Katharine Hepburn), muore in circostanze misteriose mentre è in viaggio in Spagna con la giovane e bella cugina Katherine (Elisabeth Taylor).

Quest’ultima crolla psicologicamente ed è ricoverata in manicomio, con la diagnosi di “dementia precox”. In un piccolo ospedale lavora il dottor Cucrowitz (Montgomery Clift), giovane psichiatra che sta riscuotendo un certo successo terapeutico con i pazienti, grazie agli interventi di lobotomia.

Violet è ossessionata dalla paura che la nipote possa svelare i retroscena che hanno determinato la morte del figlio e, in cambio di una donazione di un milione di dollari da versare all’ospedale, chiede al dottore di lobotomizzare la nipote.

Lo psichiatra si dichiara disponibile, ma decide di scandagliare prima l’animo della paziente. Sin dal primo incontro, intuisce che Katherine non è malata, ma che è vittima di un pesante e sommerso rimosso.

Nel corso di una tempestosa seduta, Katherine prende contatto con i propri fantasmi e risale agli eventi che avevano preceduto la morte del cugino, un omosessuale distinto ed elegante che la utilizzava come specchietto per le allodole, per attirare i ragazzi.

Il regista dosa bene i tempi ed il film, più che sulla dolente figura di Katherine, con il cervello in panne, dopo la tragica morte di Sebastian, o su quella cristallina del dottor Cucrowitz, ruota intorno a quella di Violet, una donna spezzata dal dolore per la morte del figlio e disposta a sborsare una fortuna pur di ridurre la nipote per sempre al silenzio.

Il Saint Mary dove Katherine è ricoverata è il classico manicomio lugubre e spettrale che ospita pazienti inebetiti che trascorrono il tempo a fare dei castelli con le carte e a vagare, senza meta, come ombre.

Un bianco e nero accecante e l’intensa recitazione dei protagonisti rendono ancora più affascinante la pellicola.

Da cineteca le scene che mostrano la morte di Sebastian ed il disvelamento della sua omosessualità che causa la follia di Violet, ridotta a vagare come un’ombra per casa.”. 

Sceneggiato da Gore Vidal. Basato sul testo omonimo di Tennessee Williams. David di Donatello a Elisabeth Taylor.

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