La fiamma sul ghiaccio di Umberto Marino – Italia – 2005 – Durata 102’

16 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
La fiamma sul ghiaccio di Umberto Marino – Italia  – 2005 – Durata 102’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Caterina (Donatella Finocchiaro), abusata dal padre quando era piccola, è una giovane psicotica che vive allo sbando. Un giorno, mentre è nella sala d’attesa del Dipartimento di Salute Mentale lascia cadere, inavvertitamente, a terra un foglio. Fabrizio (Raoul Bova), un distinto professore universitario di matematica, affetto da autismo, lo raccoglie e glielo porge. Questo  inatteso gesto di gentilezza squarcia il cuore di Caterina che s’innamora perdutamente di Ferdinando e, nel tentativo di conquistarlo, inizia a seguirlo per strada ed a tempestarlo di telefonate. Fabrizio non comprende perché Caterina gli ronzi costantemente intorno e, sempre più frastornato ed impaurito, cerca, senza successo, di contenere i suoi slanci amorosi. Preoccupato per gli eventuali contraccolpi emotivi il fratello (Paolo Calabresi) consiglia a Fabrizio di trasferirsi per qualche giorno nella loro casa di campagna. Caterina lo raggiunge ed, in quel paesino, i due s’aggregano ad un gruppo di pellegrini diretti in cammino ad un santuario. Su consiglio di Caterina, Fabrizio sospende la terapia farmacologica e, sommerso dalle sue attenzioni, crolla psicologicamente e si ritira, nuovamente, nel suo mondo. Caterina comprende che il suo sogno d’amore si è irrimediabilmente infranto e si suicida.

Marino prova a narrare l’ennesima ed impossibile storia d’amore tra soggetti affetti da malattie mentali e, piuttosto che impaginare un appassionato ed avvincente melò, contrappone, in maniera scolastica e didascalica (come il titolo suggerisce), da un lato, l’impulsiva, sensibile e selvatica Caterina e dall’altro il complessato, timido ed impacciato Fabrizio. Il regista non arricchisce la trama di sottostorie e, più che scavare in profondità nell’anima dei due tragici protagonisti, si limita a regalare al fragile Fabrizio (risolutore di complessi compiti matematici ma incapace di comprendere le proprie emozioni) i classici tic. Caterina è descritta come una clochard che, prima di incontrare il principe azzurro, vaga, smarrita e confusa, senza meta per la città. Il brano Il mio mondo di Umberto Bindi fa da refrain e sottolinea come l’ingresso in campo di Fabrizio abbia magicamente trasformato la vita di Caterina. Il DSM compare in qualche scena e mostra i pazienti che nella sala d’attesa, diligentemente, aspettano il proprio turno.

Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni.

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