L’arte e gli amori di Rembrandt di Alexander Korda – G.B – 1936 – Durata 84’- B/N

15 Marzo 2024 | Di Ignazio Senatore
L’arte e gli amori di Rembrandt di Alexander Korda – G.B – 1936 – Durata 84’- B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Anno 1642. Amsterdam. Il pittore olandese Rembrandt van Rijn (Charles Laughton) non ha occhi che per la moglie Saksia, alla quale chiede sempre più spesso di mettersi in posa e di farle da modella per i suoi dipinti.

Ma la donna, ammalata da tempo, muore. Seppur affranto, Rembandt accetta qualche tempo dopo di ritrarre nel quadro La Ronda sedici ufficiali della Guardia Civica per duecento fiorini a testa.

Ma nel dipinto solo alcuni ufficiali sono riconoscibili e gli altri, poiché sono sullo sfondo, si rifiutano di pagare. Dopo aver sottolineato la loro vanità, Rembrandt li accusa di essere delle persone vuote e corrotte.

Dopo aver smesso di dipingere, continua a vivere con Gerti (Gertrude Lawrence), la fida ma dispotica domestica, diventata sua amante, e con il figlio Titus (John Bryning).

Passano gli anni e Rembrandt è così sommerso dai debiti che si ritrova sul lastrico, Per rinfrancarsi, decide di ritornare dove è nato e vivono il padre e il fratello, che lavorano in un vecchio mulino.

Ma la vita contadina è troppo dura per lui e Rembrandt ritorna ad Amsterdam dove incontra Hendrickje (Elsa Lanchester), una giovane cameriera, che gli rapisce il cuore …

Il regista ungherese Alex Korda (La donna e il diavolo, Le sei mogli di Enrico VIII, La vita privata di Don Giovanni, Un marito ideale…) dirige uno dei primi biopic dedicati ad un maestro della pittura e s’affida all’estro e al talento del grande Charles Laughton nei panni del selvatico, solitario, irascibile e ribelle Rembrandt.

Girato in gran parte nell’atelier del pittore, Korda descrive Rembrandt come un uomo noncurante dei rovesci economici che lo affliggono e lo hanno ridotto in miseria e, soprattutto, come un pittore che, per non mercificare la propria arte, si rifiuta di ritrarre nobili e ricchi mercanti che lo coprirebbero d’oro, pur di essere immortalati da lui.

Coerente ad una propria idea di pittura che inneggi la Chiesa, sceglie pèrò tra i suoi modelli mendicanti e straccioni che  ritrae poi nei panni del Re Saul o di altri personaggi illustri della Bibbia.

Stranamente, il regista ungherese mostra solo La Ronda e nessun altro dipinto che ha reso immortale il pittore. Inoltre, lascia intendere che, dopo la morte di Saksia, Rembrandt abbia abbandonato definitivamente tele e pennelli, tralasciando di far riferimento ai capolavori da lui creati negli anni successivi.

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