Leila (Mouna Hawa) e l’amica Salma (Sana Jammelieh), lesbica, in barba ad una cultura che vorrebbe vederle remissive, sottomesse e schiave del potere maschile, fumano canne, bevono alcolici e non disdegnano piercing e tatuaggi. Noor (Shaden Kanboura), la nuova coinquilina, invece, fedele alla tradizione, indossa il hijab e subisce, passivamente, le angherie del futuro sposo. In una Tel Aviv che assomiglia più a Berlino che ad una città arabo-israeliana, le tre protagoniste proveranno (invano?) a conquistarsi una fetta d’amore e di felicità.
Commedia amara della regista palestinese Maysaloun Hamoud, all’esordio, che offre un ritratto pulsante di tre giovani donne che, pur di difendere fino in fondo le loro convinzioni, si battono coraggiosamente contro la rigidità della cultura araba musulmana tradizionale ed ebraico israeliana. Come, indica poeticamente il titolo in originale Bahr (in arabo “tra terra e mare” ed in ebraico “né qui né altrove”), smarrite e spaesate, prenderanno atto di trovato ancora un posto nel mondo.
Recensione pubblicata su Segno Cinema – N.207- Settembre – Ottobre 2017
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