L’innocenza del diavolo (The good son) di Joseph Ruben – USA – 1993 – Durata 87’- V.M 14

21 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
L’innocenza del diavolo (The good son) di Joseph Ruben – USA – 1993 – Durata 87’-  V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Alla morte della madre Jack Evans (David Morse), in partenza per lavoro all’estero per un breve periodo, accompagna il piccolo Mark (Elijah Wood), suo figlio, a casa del fratello Wallace, marito di Susan (Wendy Crewson) e padre dei cuginetti Henry (Macaulay Culkin) e Connie (Quinn.Culkin). Mark è un ragazzino sveglio e dotato di grande acume e ben presto intuisce che Henry, dietro il faccino candido ed i modi teneri ed affettuosi, nasconde una personalità sadica e perversa. Contrabbandandoli per dei giochi innocenti, il cinico e freddo cuginetto lancia prima un fantoccio da un cavalcavia, provocando un colossale incidente automobilistico, spara poi ad un cagnolino e, successivamente, tenta di uccidere la piccola Connie. Mark scopre che Richard, il fratellino di Henry, è morto in circostanze misteriose e, prova, invano, a convincere Susan che il figlio ha intenzione di avvelenare tutta la famiglia. Lei non gli crede ma, legati alcuni indizi, smaschera Henry. Un finale da brividi chiude la vicenda.

Pellicola venata da un sottile gusto necrofilico che mette in scena l’ennesimo bambino disturbato, genio del male, dal viso d’angelo e dal cuore di pietra. Il regista dosa bene i tempi della narrazione, e, dopo aver mostrato, uno dopo l’altro, i malsani comportamenti di Henry, lascia che lo spettatore si schieri immediatamente dalla parte del tenero ed indifeso Mark. Per tutta la vicenda il regista non spiega cosa abbia spinto Henry a diventare così perfido e crudele e lascia intuire che abbia eliminato il fratellino e tentato di uccidere la sorella perché geloso delle attenzioni che la madre rivolgeva loro. Il regista lascia completamente sullo sfondo le figure di Jack e di Wallace e, per accrescere pathos e tensione, introduce, seppur marginalmente, quella di Alice Davenport (Jacqueline Brookes), una psicoanalista a cui è affidato il compito di comprendere se Mark sta scivolando o meno nella follia; “naturalmente” non solo lei non crederà ad una parola di quello che lui le racconta ma si schiererà apertamente dalla parte di Henry. I paesaggi tristi ed innevati fanno da perfetta cornice ad una vicenda che gela il sangue e che rimanda, inevitabilmente, a Il giglio nero, capolavoro di Mervyn LeRoy. Lo straordinario finale fa accapponare la pelle e vale da solo il prezzo del biglietto. Il titolo italiano è più luciferino e meno rassicurante di quello originale. Sceneggiatura di Ian McEvan che ha disconosciuto il film.

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