Mamma Ebe di Carlo Lizzani– Italia – 1985 – Durata 103’ – V.M 14

27 Aprile 2020 | Di Ignazio Senatore
Mamma Ebe di Carlo Lizzani– Italia –  1985 – Durata 103’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Ebe Giorgini, detta Mamma Ebe (Berta Dominguez), guaritrice e santona, è una donna dotata di un enorme carisma. In breve tempo, grazie alla complicità di Don Paolo Monti (Paolo Bonacelli) fonda l’Associazione Pia Unione Misericordiosa, raccoglie una quantità di seguaci ed accumula soldi, pellicce e proprietà, mettendo su un discreto impero finanziario. Arrestata, assieme ai suoi più stretti collaboratori, è accusata di plagio, di truffa e di altri reati. Nel corso del processo sfilano le persone che le sono state a più stretto contatto; Laura (Barbara De Rossi) un’adepta che la paragona ad una santa e ricorda con quanta cura lei si è occupata dei malati e delle persone sofferenti; Maria Pia Sturla (Ida Di Benedetto) la sua vicaria e Laura (Laura Betti) la descrivono, all’opposto, come una  donna sadica e fortemente disturbata che, per piegare i suoi seguaci, non disdegnava di picchiarli, di umiliarli e di imbottirli di psicofarmaci. Bruno (Giusepe Cederna) un ragazzo plagiato dalla presunta guaritrice la descrive come una donna al di fuori dell’ordinario ed, infine Sandra (Stefania Sandrelli) una prostituta, denuncia gli altri orrori che la donna ha perpetrato ai suoi danni.

Lizzani si mantiene in bilico tra il documentario ed il film di cronaca e, senza prendere posizione, si limita a filmare una delle figure più oscure ed inquietanti dell’Italia degli Anni Ottanta, condannata, al tempo, a dieci anni di arresti domiciliari. Sin dalle prime battute si intuisce che gli adepti che gravitano intorno Mamma Ebe sono delle persone deboli, disperate, facilmente suggestionabili e con delle storie dolorose alle spalle; Laura è una ragazza fragile che non ha mai digerito la separazione della madre e del padre Mario (Alessandro Haber) un violinista affermato sempre in giro per concerti; Maria Pia è tormentata dal suicidio del marito, che lei tradiva regolarmente; Bruno è vittima di una madre troppo energica e decisa. Ricorrendo a dei flashback il regista mostra le punizioni a cui erano sottoposti le seguaci della santona; alcune erano cosparse di una poltiglia irritante che procurava loro dei pruriti insopportabili, altre erano costrette, in segno di sottomissione, a leccare il pavimento o a subire altre umilianti mortificazioni. A rendere ancora più inquietante la pellicola le scena di una ragazza impossessata dal demonio che, dopo essersi dimenata, vomita una sostanza nera come la pece ed un’altra, colta da un crisi isterica, che si placa immediatamente solo quando Mamma Ebe le impone le mani sulla testa. Al di là dell’atmosfera malsana che aleggia in tutto il film quello che colpisce maggiormente è l’estrema passività degli adepti che accettano senza fiatare le punizioni che sono state inflitte loro e che, nonostante gli orrori a cui sono stati sottoposti, a distanza di tempo, continuano a negare la realtà ed a difendere la santona. Sullo sfondo la squallida figura di Don Paolo, un sacerdote senza scrupoli che aveva intenzione di sfruttare il consenso che creava intorno a Mamma Ebe per diventare cardinale.

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