Misery non deve morire di Rob Reiner – USA – 1990

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Paul Sheldon (James Caan), scrittore di romanzi di successo e ideatore di un’eroina chiamata Misery, ogni qual volta si appresta a scrivere una nuova storia, si ritira in un hotel isolato in montagna, lontano dai clamori del mondo

Terminata la stesura del romanzo Il figlio di Misery, nel quale la protagonista muore, fa ritorno a New York. La sua auto, travolta da una tempesta di neve, finisce fuori strada. Annie Wilkes (Kathy Bates), matura infermiera quarantenne, sua fan accanita, lo estrae malconcio dall’auto e, dopo averlo trasportato nella propria casetta, gli medica le ferite e gli immobilizza le gambe fratturate.

Affettuosa e premurosa, gli promette che non appena la tormenta di neve sarà cessata, lo porterà in ospedale. Nel leggere che nell’ultimo dattiloscritto dello scrittore, non ancora pubblicato, Misery, il suo personaggio preferito, muore, va su tutte le furie. 

 

Con la mente sempre più in disordine, compra una macchina da scrivere e, dopo aver bruciato il dattiloscritto, costringe Sheldon a scrivere un nuovo romanzo con uno sviluppo narrativo diverso, che esclude la tragica fine dell’eroina letteraria. Intanto Marcia Sindell (Lauren Bacall), l’agente di Sheldon, preoccupata per la sua scomparsa, allerta lo sceriffo della contea che, dopo qualche esitazione, inizia le indagini…

In questo thriller soffocante e claustrofobico, girato all’interno della casa isolata della folle protagonista, Reiner (La storia fantastica, Stand by me – Ricordo di un’estate, Harry ti presento Sally…) riduce sullo schermo Misery (1987), romanzo scritto da Stephen King. Per aumentare la tensione, il regista newyorkese usa tutti gli stilemi del genere; una casa isolata in mezzo alla neve, le linee telefoniche disattivate, l’ostaggio che non può tentare la fuga perché costretto forzatamente a letto.

Anna è descritta come una donna dal tenebroso passato alle spalle, disturbata psicologicamente, al punto che alterna scenate isteriche, con urla e scatti di nervi, a un atteggiamento materno e premuroso nei confronti di Paul. Sadica e violenta, non solo gli somministra degli psicofarmaci per tenerlo sedato, ma non esita a fratturargli con una mazzuola le caviglie, quando scopre che ha tentato la fuga.

Reiner non dona alla protagonista femminile un misero passato e non lascia trasparire nulla della sua vita privata, ma la tratteggia come una donna sicura di sé e che va dritto per la sua strada pur di raggiungere il suo scopo; Sheldon al contrario, è abbastanza sfuocato e non convincono la sua estrema passività e la sua incapacità ad intrappolare in una rete seduttiva la folle protagonista.

Da segnalare un piccolo cammeo di Lauren Bacall nella parte dell’agente letterario di Sheldon. Oscar (1990) a Hathy Bates come migliore attrice.

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