Oh Serafina! di Alberto Lattuada – Italia – 1976 – Durata 100′

5 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
Oh Serafina! di Alberto Lattuada – Italia – 1976 – Durata 100′
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo il suicidio del padre, Augusto Valle (Renato Pozzetto) giovane industriale, eredita l’azienda familiare. Romantico sognatore ama gli uccelli e parla con  loro. La moglie Palmira (Angelica Ippolito), ex operaia, scaltra e senza scrupoli, dopo aver messo le mani sulla fabbrica, lo fa internare in manicomio. Nel nosocomio Augusto s’imbatte in Serafina Vitale (Dalila Di Lazzaro), spirito libero, pacifista ed antimilitarista che si ribella al padre, un ricco industriale che commercia in armi. I due finiscono, inevitabilmente, per innamorarsi e, dopo aver dato il benservito ai loro cari, rinunciano alle loro fortune e vanno a vivere insieme.

Lattuada impagina una favola surreale, spruzzata  qua e là da qualche inserto dal sapore erotico e contrappone, in maniera scolastica, gli ingenui e sognatori Augusto e Serafina allo spietato, cinico e corrotto mondo degli adulti. Sin dal suo arrivo in manicomio Augusto s’imbatte nel direttore, il professor Aldo Caroniti (Aldo Giuffrè), che dopo aver ribadito che il suo è un “manicomio democratico”, dopo averlo sottoposto a delle astruse domande, consiglia ad Augusto di assecondare i desideri degli altri ricoverati. Augusto non batte ciglio e dopo avergli chiesto quando potrà uscire da quel “manicomio democratico”, si sentirà rispondere: ”Non si può dire; fra un mese, fra un anno, forse mai”. Nella scena successiva Augusto, per aver assecondato le avances di una ricoverata, è legato, per punizione, al letto di contenzione in una microscopica cella buia e successivamente sottoposto ad ESK-terapia. I pazienti sono descritti in maniera caricaturale e costantemente in preda a degli incontrollati fremiti sessuali, prontamente tarpati dai sessuofobici infermieri. A fare da contro-altare alle sbarre e ai cancelli che soffocano il nosocomio, il giardino antistante dove i pazienti trascorrono, stancamente, le loro vuote ed inutili giornate. Irresistibile la scena che mostra Augusto sottoposto al test di Rorscharch.

Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni

 

 

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