Osama di Siddiq Barmak – Giappone, Irlanda 2003

25 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Osama di Siddiq Barmak – Giappone, Irlanda  2003
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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A Kabul regnano miseria e povertà; gli uomini sono arruolati per combattere dal regime talebano ed alle donne non è concesso né di lavorare, né di uscire di casa senza essere accompagnate da un parente. Per permettere alla propria famiglia di sopravvivere una donna (Zobeydeh Sahar) convince la giovane figlia Maria (Marina Golbahari) a tagliarsi i capelli, a travestirsi da maschio e ad andare a lavorare nel misero negozio dello zio. Espandi (Arif Herati) un ragazzino che vive d’espedienti la smaschera, le chiede dei soldi in cambio del proprio silenzio ma poi s’intenerisce e la protegge, consapevole che se i talebani la scoprono, la condannano a morte.

Ben presto la ragazza è trasferita in una scuola coranica assieme agli altri maschietti del villaggio ma il suo modo di incedere e di parlare inizia a destare qualche sospetto di troppo. Espandi la difende a spada tratta, racconta a tutti che è un suo amico e che si chiama Osama e riesce a distogliere per un po’ la loro attenzione. Non senza qualche difficoltà la ragazzina prova ad adattarsi al mondo maschile ma ha le mestruazioni ed è smascherata e condannata a morte. Un vecchio mullah del villaggio s’intenerisce, la chiede in moglie e la ragazzina è graziata.

Diretto dall’esordiente Siddiq Barman, regista esule in Pakistan che lo ha realizzato in Iran, il film è dotato di una straordinaria carica umana e di un’abbagliante potenza visiva. Oltre ad essere un incomparabile documento sulle disumane condizioni delle donne in Afganistan, la pellicola offre uno struggente e commovente ritratto di una bambina costretta a vivere una storia più grande di lei. Per tutto il film Maria/Osama stringe i denti e, consapevole di non potere ribellarsi all’imperante potere maschile, mai doma, sfida la morte ed il destino, senza vacillare neanche per un attimo. Gli unici momenti che si concede per evadere dalla triste realtà è quando sogna di poter giocare e saltellare al sole con una corda. Indimenticabili le scene della madre che le taglia i capelli alla maschietto mentre la nonna, per sostenerla emotivamente, le racconta una favola che narra di un bambino che, attraversando l’arcobaleno, diventava una bambina. Menzione speciale al Festival del cinema di Cannes (2003). Golden Globe (2004) come miglior film straniero.

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