Ignazio Senatore intervista Rosalia Porcaro

13 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
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La ricetta della comicità, si sa, è composta da mille ingredienti. C’è chi punta tutto sulla propria faccia simpatica e buffa, chi utilizza in scena il proprio corpo, molleggiato, elastico o disarticolato, chi, invece, s’affida ad una raffica di battute caustiche e salaci, volgari o pepate o da libero sfoggio di calembour o di giochi di parole, basati tutti sul doppio senso o sul classico gioco degli equivoci.

Rosalia Porcaro sembra fare a meno di tutti questi elementi, tipici della commedia dell’arte. Il suo viso non è ossuto o sbilenco ma perfettamente ovale e levigato, in scena non utilizza (quasi) per niente il suo corpo e le sue battute sono inserite all’interno di una narrazione  di storie che ti spingono più a pensare ed a riflettere che a sganasciarti dalle risate.

L’ossatura che è alla base del suo successo è quindi composto da qualcosa d’altro che non fa il verso ad una comicità spicciola o pecoreccia ma che rimanda ad un che di indefinibile e di difficilmente classificabile. La sua comicità è, inoltre politica ma non militante, orientata leggermente a sinistra ma non é né radicale, né vetero-femminista.

Le sue storie, infine, affondano decisamente nella quotidiana e più che aiutare a d evadere e a sognare ti spingono ad una rilettura melanconica, dolente e sofferta del reale.

Come definirebbe la sua comicità?

I miei personaggi lavorano su sottrazione e vedono la realtà da tutti i punti di vista. Generalmente sono tranquilli, pacati come Assundham, la donna afgana del Sud che parla della sua vita con il velo o vulcanici ed esuberanti come Natasha, la cantante neomelodica e Carmela, l’elettrice di Forza Italia e suocera di Veronica.

Come le è nata l’idea di diventare comica?

Non sono stata spinta da nessuno ad intraprendere la carriera di attrice comica ma le persone che mi stavano intorno mi facevano notare che le mie caratterizzazioni erano divertenti. Ho iniziato, allora, a scrivere dei testi e visto che il pubblico rideva ho continuato su questa strada inventando sempre nuovi personaggi.

Franca Valeri, Luciana Littizzetto, Anna Barbera, Lucia Cassini, Si possono contare sulle dita di una mano le artiste che hanno scelto come mezzo d’espressione la comicità. Ma esiste davvero una comicità al femminile?

Non lo so, ma è vero che di donne comiche ce ne sono state  sempre poche. Forse il motivo è che le donne sono state chiuse in tutti i campi dal mondo maschile. Ma, al di là di questa riflessione più generale, la verità è  che le donne  sono meno propense a ridicolizzarsi rispetto al genere maschile.

Lei viene da un ambiente borghese. Come è nato il personaggio di Veronica, l’operaia sfruttata in fabbrica di borse che ha furoreggiato per anni a Tele Garibaldi?

La mia non è stata una scelta a tavolino ma il suo personaggio mi è venuta di getto dopo aver ascoltato il linguaggio che usavano le ragazze che lavoravano in fabbrica e che appartenevano ad un certa realtà di provincia. Ho prestato loro orecchio e dato loro voce anche se i miei personaggi sono tutti inventati e frutto della mia immaginazione. Credo che uno dei motivi che è alla base del mio successo è che propongo delle cose originali che non sono state già viste in scena in passato.”

Lei ha mosso i primi passi come attrice di teatro

Ho iniziato nel 1984 ed ho lavorato con Antonio Casagrande, Rino Marcelli e Renato Carpentieri. Poi l’anno successivo ho recitato Scarpetta al Bellini.”

Nel suo palmares figurano partecipazioni a numerosi programmi televisivi

Sono stata più volte ospite di Concenscion e Superconcenscion di Rai Due, e più volte ospite di L’ottavo nano e di Bra del duo Dandini- Guzzanti e di Zelig Off e Zelig Circus e sono stata tra i conduttori di Mmmhh!  Ho al mio attivo anche un’esperienza cinematografica nel film Tutti all’attacco con Massimo Ceccherini, per la regia di Lorenzo Vignolo.

A cosa sta lavorando ultimamente?

Sento il desiderio di mettere in scena una commedia dove recito con altri attori ma questo mio progetto è ancora in alto mare.”

Articolo pubblicato su “Il Napoli – Epolis”- 20-05-2007

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