Sorrentino, l’Oscar atteso a Venezia: The Young Pope

28 Agosto 2016 | Di Ignazio Senatore
Sorrentino, l’Oscar atteso a Venezia: The Young Pope
Senatore giornalista
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Sarà paradossale ma (forse) quest’anno alla 73° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, più che i film in concorso, i cinefili più appassionati trattengono il fiato in attesa della proiezione in anteprima mondiale il 3 settembre delle prime due puntate di “The young Pope”, firmate dal premio Oscar Paolo Sorrentino. Prodotta da Sky, in onda ad ottobre in mezzo mondo (Italia, USA, Francia, Gran Bretagna, Germania, Austria….), la serie televisiva, evento speciale alla Mostra, racconta l’inizio del pontificato di Pio XIII, al secolo Lenny Belardo, interpretato da Jude Law, un personaggio complesso e contraddittorio, un uomo dotato di grandi slanci verso i poveri e diseredati ma dalle posizioni ultraconservatrici ed oscurantiste.

Una nuova sfida per Paolo Sorrentino che, dopo l’indimenticabile “Il divo” (2007) traccia il complesso ed affascinante ritratto di un altro personaggio di potere, non più un politico di razza come Giulio Andreotti, bensì un giovane Papa dai forti contrasti, ricco di luci e di ombre.

In verità non è la prima volta che il cinema pone al centro della narrazione la figura del Papa. C’è chi come Marco Ferreri, nel caustico e corrosivo “L’udienza” (1971) mostrava, in maniera grottesca, un disarmante Enzo Jannacci che aspettava invano di farsi ricevere in udienza dal Papa, chi come Peter Del Monte ne “La ballata dei lavavetri” (1978), donava alla figura di Giovanni Paolo II un aspetto sognante e misterioso ed, infine, chi come Nanni Moretti con il suo “Habemus Papam” (2011) lasciava che la trama ruotasse intorno alla figura del cardinale Melville (un cognome che sin dal titolo tradisce il chiaro riferimento al tentennante ed esitante personaggio di Bartleby lo scrivano, creato dal geniale scrittore americano) che, eletto Papa, novello Celestino V, rinuncia al mandato per non essere schiacciato dal peso della responsabilità. A chiudere il cerchio il recente “Chiamatemi Francesco” di Daniele Luchetti sull’allora giovane gesuita Bergoglio che, negli anni Settanta, si batté in Argentina contro la dittatura militare di Videla ed il potere ecclesiastico, schierato, opportunisticamente, dalla parte del potere.

Sin dal cast “The young Pope” si annuncia un kolossal che non tradirà le aspettative. Infatti, al fianco del sexy simbol britannico Jude Law (Alfie, Closer, Il talento di Mr Ripley…) Sorrentino ha affidato a Diane Keaton, la dolcissima musa ispiratrice dei primi ed irresistibili film di Woody Allen (Provaci ancora Sam, Io & Annie…) il ruolo di Suor Maria ed a Javier Cámara, (il tenero infermiere Benigno di Parla con lei di Pedro Almodovar) quello del cardinale Gutierrez. Completano il cast i nostrani Tony Bertorelli, Ignazio Oliva, Stefano Accorsi (nel ruolo del Presidente della Repubblica) e soprattutto Silvio Orlando, che per l’occasione ha dovuto imparare l’inglese per vestire i  panni del Cardinal Voiello, Segretario di Stato.

Per queste nuova avventura cinematografica Paolo Sorrentino, che ritorna a Venezia quindici anni dopo il suo primo film “L’uomo in più”, s’affida al magico Luca Bigazzi come direttore della fotografia ed in sede di sceneggiatura all’inseparabile Umberto Contarello, a Stefano Rulli ed a Tony Grisoni.

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno 25-8-2016

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