The Jackal

30 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
The Jackal
Senatore giornalista
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E’ diventato virale ed un nuovo fenomeno di costume la divertentissima web-series “Gli effetti di Gomorra la serie sulla gente”, già premiata al Roma Web Fest ed al Gran Galà Cinema Fiction. Il primo episodio, pubblicato a luglio, ha raggiunto ad oggi più di due milioni di visualizzazioni; il secondo, che vede la partecipazione di Salvatore Esposito, interprete di Genny Savastano nella recente serie televisiva Gomorra, prodotta da Sky, Cattleya e Fandango, ha superato i tre milioni e novecento ed il terzo, dove compare Roberto Saviano, come special guest, è attestato ad due milioni e duecentocinquanta. Ma qual è il segreto di questo successo? Nei tre episodi un mite cameriere (Fabio Balsamo) s’imbatte nel signor Cavastano (Ciro Priello), che, in maniera assolutamente decontestualizzata e paradossale, nel rapportarsi a lui, gli ripropone alcune delle frasi cult della serie televisiva; “Statte senza pensiero”, Vivi, aggia capì se me posso fidà e te”, “Duje fritture”, “Me stanno appiccia a casa”, Vieni, vieni, vieniti a piglià o perdono”. I registi hanno dichiarato che con i loro episodi “sgretoliamo un tabù e allentiamo la tensione su certe frasi e atteggiamenti drammatici, facendone la parodia in un contesto più quotidiano”. Lo stesso Roberto Saviano, nel terzo episodio, si rivolge ai due attori e, commentando il successo della web-series, e riferendosi alla camorra, afferma “Tutti quei ragazzini che dicono “duje fritture”. Pazzesco. Secondo me, facendo così, la smontano. Fanno bene a riderne.” A produrre la travolgente web-series i napoletanissimi The Jackal, “gli sciacalli”, (dal thriller omonimo diretto Michael Caton Jones nel 1997 con Bruce Willis), una società di videoproduzione composta dai registi Giuseppe Tuccillo e Francesco Ebbasta, da Alfredo Felco e Nicola Verre, responsabili degli effetti speciali e della post-produzione, Danjlo Turco, autore delle musiche e degli effetti sonori, Antonella Di Martino, scenografa, Andrea Leone, il produttore esecutivo e da fotografi, casting director. E c’è’ chi paragona questo fenomeno mass-mediale a Il camorrista, pellicola d’esordio dell’allora giovanissimo Giuseppe Tornatore, nel 1986, i cui dialoghi, aspri e crudi, divennero oggetto di culto dei giovani malavitosi napoletani di allora.

 

Articolo pubblicato il 1 novembre 2014 su Il Corriere del Mezzogiorno

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