Transamerica di Duncan Tucker – USA – 2005

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Sabrina Ousborne detta Bree (Felicity Huffman) è un transessuale che si guadagna la vita lavorando ad un telemarketing.

Un tempo si chiamava Stanley e non vede l’ora che Margarteth (Elisabeth Pena) la sua psichiatra le firmi l’autorizzazione per l’operazione che di penectomia e vaginoplastica.

Tutto sembra filare liscio quando riceve una  telefonata dal carcere minorile di New York; suo figlio Toby (Kevin Zegers) un adolescente che non vede da anni e che ha sempre ignorato chi fosse suo padre è nei pasticci.

La dottoressa invita Bree a non cancellare il proprio passato e ad assumersi le proprie responsabilità ed allora lei va a New York, si spaccia per una missionaria di una fantomatica comunità religiosa, paga la cauzione e fa scarcerare il ragazzo.

Bree spera di poterlo affidare alla madre ma scopre che la donna si è suicidata in garage con i gas di scarico dell’auto e che il patrigno, per anni, aveva abusato di Toby.

Bree decide di fare un salto dai propri genitori che non vede da anni. ed in gran segreto, confida loro che Toby è suo figlio.

Il ragazzo scopre la verità e, dopo qualche scambio a muso duro con Bree, se ne va per la propria strada ma il lieto fine è dietro l’angolo.

Il regista impagina un classico road movie dove i due protagonisti, al termine del loro viaggio, non saranno più gli stessi di prima.

Divertente, ironico, un po’ troppo sdolcinato, la pellicola gioca sul contrasto tra Bree che si comporta da perfetta signora e Toby, adolescente ribelle e trasgressivo che ha vissuto sempre ai margini della società, prostituendosi e sniffando coca.

Nel corso del film, dopo le iniziali resistenze, messa di fronte alla realtà Bree non si tira indietro e, dopo qualche difficoltà, riesce a proporsi  come genitore affettivo e normativo nei confronti dell’irrequieto ed infelice Toby.

I dialoghi non sono irresistibili, la narrazione procede in maniera lineare, senza grossi colpi di scena ed è condita, di tanto in tanto da qualche battuta.

La migliore è quella che ci regala Sidney (Carrie Preston) sorella di Bree che non appena lo rivede dopo anni trasformata in donna le dice: “E’ talmente strano. Vedo ancora Stanley in te. E’ come se lo avessi passato in un colino per eliminare la polpa maschile.” 

Da segnalare, in apertura del film la risposta che Bree fornisce allo psichiatra che sta valutando la possibilità di concederle o meno il parere favorevole all’intervento chirurigico:

Cerco di confondermi, di non dare nell’occhio. Credo che in genere si dica; vivere da non dichiarata.. Dopo la mia operazione nessun ginecologo sarà in grado di trovare qualcosa di anormale nel mio corpo. Io diventerò una donna. Non trova curioso che la chirurgia possa curare un disturbo mentale?”.

Successivamente Toby scopre che Bre ha degli attributi sessuali e la definisce “sgorbio biologico” ma un hippy, che hanno caricato in autostop, gli risponde: “Credo che la transessualità sia una condizione esistenziale evoluta.”.

Lusingata Bree  aggiunge.”Molte società nel corso della storia hanno onorato e venerato gli individui transessuali; gli zulù, gli Horuba, i nativi americani ci chiamavano “persone dai due spiriti”; poi sono arrivati i coloni e ci sparavano a vista.”

Oscar 2006 come migliore attrice protagonista a Felicity Huffman e come migliore canzone.

 

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