Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli– Italia – 1977 – Durata 122’ – V.M 14

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli– Italia – 1977 – Durata 122’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Giovanni Vivaldi (Alberto Sordi), modesto impiegato ministeriale, sposato con Amalia (Shelley Winters) ha lavorato tutta la vita per permettere al figlio Mario (Vincenzo Crocitti), diplomato in ragioneria, un dignitoso futuro. Con la speranza di farlo assumere al ministero chiede aiuto al potente il dottor Spaziani (Romolo Valli), suo superiore, che gli consiglia di affiliarsi ad una loggia massonica. Dopo il giuramento iniziatico di rito, Giovanni ottiene il sostegno dei fratelli massoni e Mario, superata la prova scritta, è certo di poter affrontare senza affanni anche quella orale. Ma il giorno dell’esame Mario è ucciso, sotto gli occhi del padre, da un giovane rapinatore (Renzo Carboni), cinico e spavaldo che, per guadagnarsi la fuga, spara all’impazzata sulla folla e lo centra in pieno. Dopo aver appreso la notizia per radio, Amalia sprofonda in uno stato catatonico, rimane inchiodata su una sedia a rotelle e Giovanni è costretto ad andare anticipatamente in pensione per prendersi cura di lei. Convocato al commissariato di polizia per identificare l’assassino del figlio, Giovanni finge di non riconoscerlo, lo segue per strada, lo stordisce con un pesante colpo alla testa e lo conduce in un capanno di sua proprietà dove lo lega, lo imbavaglia e lo fa prigioniero. Dopo aver caricato la moglie in auto glielo mostra e lei, alla vista dell’assassino del figlio, ferito e sanguinante, non regge all’emozione e muore sul colpo. Sempre più ricolmo di rabbia e di odio, Giovanni si vendica del ragazzo lasciandolo morire dissanguato. In un finale, lasciato volutamente aperto, Giovanni è apostrofato in maniera scortese da un coatto e lo segue minaccioso, pronto a vendicarsi.

Commedia nera, cupa e senza speranza che lambisce i territori del “poliziottesco” e che, quando uscì nelle sale, scatenò mille polemiche per la descrizione di un’Italia attraversata dai poteri occulti e dalle eversive logge massoniche e (soprattutto) per la scelta del protagonista che, invece di consegnare alla polizia il giovane rapinatore, veste i panni del sadico e disumano giustiziere. Il regista affida il ruolo di protagonista ad Alberto Sordi, un’icona del cinema popolare nostrano (appositamente invecchiato), proprio per sottolineare la lenta ed inarrestabile trasformazione di un povero diavolo inoffensivo, tranquillo e buono d’animo che, quando vede i propri sogni e quello del figlio svanire per mano di un saccente e violento teppistello, si trasforma in un crudele e cinico vendicatore. Monicelli disegna con sapienza i diversi protagonisti della vicenda, impagina un finale crudo ed inaspettato e regala allo spettatore alcune scene care alla black-comedy come quella ambientata nel cimitero dove i familiari dei defunti, pigiati l’uno contro l’altro, non riescono nemmeno a riconoscere sulla lapide il nome dei propri defunti. Dal romanzo di Vincenzo Cerami. David di Donatello come miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista (Sordi). David Speciale (1977) a Vincenzo Crocitti e Shelley Winters.

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