Va’ e uccidi di John Frankenheimer – 1962

19 Agosto 2015 | Di Ignazio Senatore
Va’ e uccidi di John Frankenheimer – 1962
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Raymond Shaw (Laurence Harvey) è un eroe di guerra perché in Corea, mostrando sprezzo del pericolo, ha messo in salvo una guarnigione di soldati. Giunto in patria è accolto da sua madre Iselin (Angela Lansbury), da John, il patrigno, un senatore corrotto e senza scrupoli, e da una folla festante. Ben (Frank Sinatra), un ufficiale che faceva parte dello stesso battaglione, ha degli incubi notturni e sogna il plotone di cui faceva parte seduto in un grande salone, di fronte a dei generali russi, dei mandarini cinesi e ad alcune placide vecchiette. Nel sogno, su ordine di un enigmatico maestro di cerimonie, Raymond strangola un commilitone e successivamente spara alla fronte di un altro soldato. Ben è convinto che i suoi incubi siano reali e cerca di far luce su quel torbido episodio del passato, ma i suoi superiori lo considerano fuori di testa e, dopo averlo trasferito alle relazioni pubbliche, gli consigliano di prendersi un periodo di riposo. Ben scopre che un altro soldato che faceva parte della stessa spedizione in Corea soffre dei suoi stessi incubi. Raymond intanto si sta si facendo le ossa come giornalista e incontra a una festa in maschera Eugenie Rose Chaney (Janeth Leigh), la sua vecchia fiamma figlia del senatore Jordan, che indossa un abito su cui campeggia una dama di picche. Il giorno seguente i due si sposano, ma tornato a casa, colto da uno stato di trance ipnotica, Raymond uccide il suocero e poi la moglie. Ridotto sempre più a un automa, deve eliminare un candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, ma sparerà prima all’odiato patrigno, poi alla madre e infine rivolgerà l’arma contro se stesso. Sul finale si scoprirà che gli incubi che affliggevano Ben erano reali e che Raymond era stato effettivamente catturato in Corea e trasportato con il suo battaglione in Manciuria dove, con una sorta di lavaggio del cervello, era stato riprogrammato. Grazie a induzioni post-ipnotiche, Raymond andava in trance e ogni qual volta vedeva una carta da gioco raffigurante una dama di picche, si trasformava in killer. A tirare le fila del diabolico complotto c’era sua madre, che aspirava a farlo diventare presidente degli Stati Uniti.

Frankenheimer compone un film stilisticamente asciutto, privo di sbavature e calibrato alla perfezione.

Piccolo gioiello dell’epoca, attraversato da un’atmosfera onirica ed inquietante, è un vero e proprio incubo ad occhi aperti. I frammenti onirici ed uno sporco bianco e nero fanno da cornice alla Guerra Fredda ed alle ossessioni anti-comuniste degli americani di un tempo. Shaw, completamente succube della madre, è una figura tragica e desolante e si muove come un automa per tutta la durata del film Secco e tagliente, il film ti attrae come una calamita fino allo svelamento finale.

Recentemente  Jonathan Demme ha diretto il remake. Rispetto al precedente film di Frankenheimer, Demme sposta gli avvenimenti dalla guerra in Corea a quella più recente del Kuwait, cambia il finale (l’eroe non si suicida più) e fa vestire i panni che furono di Janet Leigh ad una attrice nera. Frank Sinatra era però meno convincente di Denzel Washinghton ed Angela Lansbury di Meryl Streeep.

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