I vizi morbosi di una giovane infermiera di Eloy de la Iglesia – Spagna – 1973

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
I vizi morbosi di una giovane infermiera di Eloy de la Iglesia – Spagna – 1973
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il dottor Victor (Jean Sorel) specialista in psicologia criminale sta portando avanti degli esperimenti per sopprimere gli istinti criminali nell’uomo ed utilizza come cavie degli incalliti assassini. La sua fidanzata, Anna (Sue Lyon) una giovane infermiera si aggiudica ad un’asta alcuni fumetti d’epoca che facevano gola anche a Tony, un ragazzo che zoppica vistosamente. Dopo averlo avvicinato, gli chiede di uscire con lei, fa l’amore con lui e lo ammazza, piantandogli un bisturi nell’addome. Anna riserva la stessa sorte ad un attore super muscoloso che ha rimorchiato per strada, a Ronald un diciottenne reclutato in un locale gay ed a David (Cristopher Mitchum) un teppista che faceva parte di una gang. L’arma del delitto e la precisione dei colpi inducono la polizia a restringere il campo delle indagini ed a chiedere a Victor una consulenza specialistica. Con orrore scopre chi si celava dietro il volto dell’assassina.

I vizi morbosi di una giovane infermiera, film cupo e disperato, ogni qual volta entra in azione Anna  s’inseriscono nella narrazione le gesta di una gang di teppisti che dopo aver fatto irruzione in una casa, prendono in ostaggio padre e figlio e violentano a turno, la giovane moglie. Anna ha un visino angelico ma la sua mente è solo un groviglio di pensieri folli che la spingono a sedurre giovani minorati che uccide perché li ritiene dei poveri infelici. Prima di uccidere David, la sua ultima vittima, confessa: 

“La notte mi rende sempre nervosa, le notti in ospedale ancora di più. Intorno a me c’è gente sempre immersa nel dolore, nella sofferenza. Io mi sento al centro di questo, al centro di un mondo che spasima nell’agonia. Tu pensi che io abbia ucciso quei ragazzi solo per il piacere di ucciderli. No, David, non è vero, credi non lo è. Sono stati felici con me, probabilmente hanno passato i pochi istanti che giustificavano le loro vite. Il ferro chirurgico ha raggiunto i loro cuori dolcemente, senza alcun dolore, come un ultima carezza. Prima che ti incontrassi un vecchio mi aveva detto una cosa, in punto di morte. Mi disse che tutto il mondo era solo un posto di gente morta. Era una bella idea benché non fosse sua, l’aveva presa da un libro. Erano morti, erano già morti prima che li uccidesse la mia mano. Ma a te vogliono riservare una sorte diversa. Tu non saresti lo stesso di prima, ti vogliono cambiare, riempirti il cervello di scariche elettriche in nome della scienza e della loro morale. Ti uccideranno in vita, dandoti una falsa personalità e soffocando la tua natura di ribelle.”  Per annunciare lo scatenarsi dell’impulso criminale di Anne, il regista lascia che il battito di un cuore pulsi, in sottofondo, sempre più velocemente. Non può mancare un accenno alla famiglia di Anne; un padre hippy progressista e di ampie vedute che fumava erba e voleva cambiare il mondo ma che, dopo aver scoperto il tradimento della moglie, l’aveva uccisa prima di suicidarsi. Il film è circolato anche con i titoli Blu notte e Appuntamento shock; il titolo italiano fuorviante non rende giustizia di quello originale molto più dolente e poetico.

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