Veleno di Diego Olivares – Italia – 2017

23 Gennaio 2018 | Di Ignazio Senatore

Cosimo Cardano (Massimiliano Gallo), contadino quarantaquattrenne, ha ereditato dal padre un terreno nel casertano e lo coltiva, con cura e passione, assieme al fratello Ezio (Gennaro Di Colandrea). Ma la camorra, fiutato il business legato allo smaltimento dei rifiuti tossici, ha bisogno di acquistare i campi di proprietà dei piccoli proprietari terrieri per trasformarli in discariche dove interrare i rifiuti ed ha messo gli occhi sul podere dei Cardano. Ma Rosaria (Luisa Ranieri), moglie di Cosimo, aspetta un figlio e……

La “Terra del Fuoco”, arcipelago dell’America del Sud, lambisce Argentina e Cile. A dispetto della sua denominazione è un territorio aspro, quasi sempre innevato e  solcato da temperature che si aggirano al massimo intorno ai 5° gradi. E di gelo e di freddo, metaforicamente, parla anche Veleno, film diretto da Diego Olivares, che invece di ambientare la vicenda nelle isole a sud dello Stretto di Magellano sceglie una località omonima del casertano, ribattezzata, per l’appunto “Terra dei fuochi”, non per il clima inclemente dalla zona, ma a causa dei numerosi roghi appiccati dalla camorra per smaltire parte dei rifiuti tossici.

Nostro padre si è rotto le ossa per lasciarci questa terra”, dichiara orgoglioso, nelle prima battute del film Cosimo Cardano (un sempre più convincente Massimiliano Gallo). Contrario all’idea di abbandonare la terra dove è nato e di venderla ai camorristi che l’hanno destinata come discarica per i loro loschi affari, decide di non piegarsi ai ricatti ed alle loro vili pressioni. I criminali della zona, però, per lanciargli un chiaro segnale, senza troppi scrupoli, appiccano il fuoco nella sua stalla, lasciando che decine di bufale muoiano, incenerite. Sin dalle prime battute si intuisce che Cosimo non ha la stoffa dell’eroe ed, in silenzio, dopo aver ingoiato rabbia e dolore, si rimbocca le maniche e continua, con lena, a coltivare il podere. La moglie Rosaria (un’intensa e magnifica Luisa Ranieri), donna fiera e battagliera, devotissima alla Madonna, in attesa del suo primo bebè, lo sostiene e gli da conforto in questa sua solitaria e disperata battaglia.

Ezio, però, stanco di spezzarsi la schiena in quel campo, spalleggiato da Adele (Miriam Candurro), moglie decisa ed ambiziosa, si schiera dalla parte dei camorristi, ed in cambio di una forte somma di denaro, non solo è disposto a vendere la propria parte del terreno ma, alla guida di un camion, li aiuta a sversare i rifiuti tossici nei campi della zona, noncurante dei danni che provoca alla salute degli abitanti.

Ma al tragedia è nell’aria; Cosimo s’ammala di un tumore allo stomaco e non può più coltivare la terra. In parallelo scorre la vita di Rino Caradonna (Salvatore Esposito), giovane ed ambizioso avvocato, che sogna di diventare il sindaco del paese, sposato con Lucia (una sorprendente Marianna Robustelli, disarmante per la sua freschezza e genuinità), figlia del boss locale ed, inevitabilmente, coinvolto nei loschi affari dei camorristi. Per tutto il film prova a stare nel mezzo ed è spinto, da un lato, a dimostrare allo zio Donato (un equilibrato e misurato Nando Paone, finalmente impiegato in un ruolo non comico), eminenza grigia di un mammasantissima locale, di avere come loro, il cuore nero come la pece; dall’altro, infelice per un matrimonio che non lo soddisfa, corroso dai sensi di colpa per le malvagità compiute in quella zona, prova a costruirsi l’immagine di una persona “perbene”.

Nel narrare questa amara e tragica vicenda, tratta da una storia vera, Olivares non sceglie i toni infuocati e barricaderi della denuncia politica e sociale, non fa cenno al patto scellerato tra le  ricche (ed impunite) industrie del Nord Italia e la camorra, in combutta tra loro per smaltire i rifiuti tossici, Disertati, inoltre, i riferimenti alle dure lotte dei Comitati delle mamme della Terra dei Fuochi (scese, prepotentemente in piazza per denunciare i tumori che colpivano i loro bambini), il regista napoletano, predilige i toni sommessi e narrare la vicenda intima e privata dei due protagonisti che, in maniera scissa, vivono, contemporaneamente, la gioia per l’attesa del loro primo bambino ed il dramma di un tumore inarrestabile ed ingravescente. In questa lotta tra bios e thanatos Olivares, ritornato dietro la macchina da presa dopo l’esordio nel 2003 con il toccante “I cinghiali di Portici” punta (forse) un po’ troppo sul melò ed indugia (eccessivamente?) sulla malattia che colpisce Cosimo, mostrandolo, sul  finale, inchiodato in un letto e divorato dal male. Con una regia asciutta e senza fronzoli, Olivares ci mostra i buoni (Cosimo e Rosaria) da un lato ed i cattivi dall’altro; i primi (quasi) casti e puri, i secondi, all’opposto, schiavi di una sessualità malata e perversa che li travolgerà.

In questo film, “Evento Speciale” che ha chiuso la “32° Settimana della Critica”, alla recente Mostra del Cinema di Venezia, escluse le sottostorie (non ci sono altri personaggi ed i familiari ed i figli di Caradonna compaiono solo in piccole scene di raccordo), il regista, compie un’altra decisiva scelta di campo; pedinare (quasi ossessivamente), con la macchina da presa, il viso senza trucco di Luisa Ranieri che, perfettamente calata nella parte, regala allo spettatore una gamma infinita di espressioni, che spaziano dalla tenerezza al disincanto, dalla rabbia al pianto.  

Lontano mille miglia da Gomorra e dai suoi (ahinoi) numerosissimi emuli, Veleno narra il dramma di chi, pur essendo consapevole che non può nulla contro dei potenti, malvagi e feroci criminali, prova almeno a difendere, fino in fondo, la propria dignità ed a non cedere alle lusinghe dei facili e sporchi guadagni. Una storia di “avvelenamenti”, quindi, non solo geografici, ma soprattutto di anime che travolgerà i “cattivi” della vicenda. Da segnalare le musiche di Enzo Gragnaniello, Marco Messina, Sacha Ricci.

Recensione pubblicata su Segno Cinema N.209 – Gennaio- Febbraio 2018

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